Cessioni di asset e svalutazioni a bilancio altri indizi del picco del petrolio anticipato
(Rinnovabili.it) – Il picco del petrolio può arrivare attorno al 2030, visto il volume e il ritmo degli investimenti nelle rinnovabili da parte delle Big Oil. Lo sostiene uno studio di CMS, azienda di consulenza legale con sede a Francoforte in Germania, che ha passato in rassegna le operazioni di compagnie come BP, Shell, Total, Eni, Repsol, Equinor, Exxon, Chevron, CNPC, Petrobras e Saudi Aramco.
A differenza di molte analisi sul picco del petrolio, che lo collocano a partire dall’incrocio tra domanda globale di energia e politiche climatiche degli Stati, questo studio si concentra sugli attori principali, cioè su chi, quel petrolio, lo estrae e ne trae profitto.
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CMS sottolinea che le 15 Big Oil nel 2020 hanno incrementato gli investimenti nelle rinnovabili del 34%, nonostante in quell’anno la domanda di energia globale sia scesa del 6% a causa della pandemia. La previsione è che se questo ritmo venisse mantenuto costante, il picco del petrolio sarebbe verosimilmente raggiunto entro la fine di questo decennio.
Investimenti nelle rinnovabili che sono stati i meno colpiti dalla pandemia. Le compagnie dell’oil&gas hanno investito oltre 7 miliardi di euro l’anno scorso. CMS inietta poi una buona dose di ottimismo nella sua analisi, quando fonda la previsione che questo trend dovrebbe continuare sulla base del numero di impegni e strategie verso la neutralità di carbonio adottati dalle Big Oil. È senz’altro vero che i piani verso l’obiettivo net-zero si sono moltiplicati, ma per la maggior parte si tratta di piani con orizzonte al 2050 che prevedono ben poche azioni nei prossimi 10 anni, oltre a fare affidamento sull’assorbimento di CO2 (ad esempio tramite riforestazione e altre nature-based solutions) invece che su una riduzione dei volumi di idrocarburi prodotti.
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“CMS prevede che il picco del petrolio a livello globale si verificherà intorno al 2030, il che implica uno scenario di calo della domanda, ampia offerta di petrolio e gas e minori costi marginali”, scrive lo studio legale in una nota, riportata da Euractiv. “La prospettiva di una data anticipata per il picco del petrolio è già stata riscontrata nelle cessioni di asset e nelle svalutazioni a bilancio”.