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Un Piano ‘semplificazioni’, ministri al lavoro su velocità opere pubbliche

Piano 'semplificazioni
Foto di Jarosław Igras da Pixabay

di Tommaso Tetro 

La transizione non deve essere solo ecologica ma anche “burocratica”

(Rinnovabili.it) – Processi autorizzativi, iter burocratici, velocizzazione delle opere. In una parola, semplificazioni. Questo il tema scodellato sul tavolo del primo incontro tra il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, il ministro della Cultura Dario Franceschini, e il ministro delle Infrastrutture e delle mobilità sostenibili Enrico Giovannini.

Il nodo da sciogliere la necessità di trovare soluzioni rapidi ed efficaci per la realizzazione in tempi brevi degli interventi pubblici previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Il ragionamento riguarda anche il ‘come’ snellire le fasi interne ai ministeri. E, tra queste, indispensabile la Valutazione di impatto ambientale.

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La questione, che riguarda in particolare le misure del Recovery plan, diventerà più ampia perché si cercherà di applicare il risultato del lavoro anche alle opere ‘ordinarie’ che non rientrano nel Pnrr. E infatti il ministro Giovannini pensa a un vero e proprio ‘Piano semplificazioni‘. Per velocizzare le opere – ha spiegato l’ex portavoce dell’Asvis – non bisogna agire soltanto sul codice Appalti, ma anche sulle procedure burocratiche. Tanto più che – rileva Giovannini – entro aprile sarà pronto un secondo decreto, dopo quello con le 58 opere da commissariare, per sbloccare altri interventi da approvare entro giugno. In questa direzione è andato anche Cingonali che ha parlato di come la transizione non debba essere solo ecologica ma anche “burocratica”.

In un contesto così declinato prendono forma le linee concettuali che guideranno il lavoro. Cingolani, il ministro con il pacchetto di risorse europee più cospicuo, punta su alcune priorità: un grande programma di prevenzione e consapevolezza, partire dai giovani, l’equità sociale. “Il grande obiettivo della transizione non è solo quello di preservare l’ambiente in cui viviamo, quello è questione di vita o di morte ormai, non è neanche più negoziabile. È anche quello di dire: se preserviamo queste cose forse dobbiamo vivere in una società globale più giusta”.

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