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La Corte dei conti Ue boccia il piano Repower Eu

Piano UE per l’energia: le reazioni al Repower EU
crediti: Chris Hsia via Flickr CC BY-SA 2.0

Ursula von der Leyen ha presentato a maggio il piano Repower Eu

(Rinnovabili.it) – Sulla carta, il piano europeo per l’indipendenza energetica dalla Russia poggia su investimenti per 210 miliardi di euro. In realtà il denaro davvero disponibile è molto meno. Addirittura, solo il 10%, circa 20 miliardi. Per questo il piano Repower Eu annunciato dalla Commissione a metà maggio rischia di fallire clamorosamente i suoi obiettivi. La bastonata su uno dei due pilastri della strategia europea per emanciparsi dalle forniture energetiche del Cremlino – l’altro è il Piano Ue di emergenza sul gas appena adottato – arriva dalla Corte dei conti Ue.

Cosa non torna nel piano Repower Eu

Il problema principale? Ursula von der Leyen ha parlato di 210 miliardi di euro pronti per portare a zero la dipendenza energetica dalla Russia entro il 2027, abbattendo già di 2/3 le importazioni di gas da Mosca entro la fine di quest’anno. Ma la Commissione ne controlla direttamente solo una ventina. Tutti gli altri dipendono dalle scelte dei paesi membri.

“I finanziamenti aggiuntivi totali resi disponibili ammontano solo a 20 miliardi di euro; le altre fonti di finanziamento sono al di fuori del controllo della Commissione e dipendono dalla volontà degli Stati membri di utilizzare i restanti prestiti dell’RRF [il dispositivo per la ripresa e la resilienza, da cui proviene la maggior parte dei fondi per i vari PNRR nazionali] o di stornare fondi da altre politiche dell’UE, in particolare da quelle per la coesione e lo sviluppo rurale”. Di conseguenza, avverte la Corte, “l’importo totale dei finanziamenti effettivamente disponibili potrebbe non essere sufficiente a coprire il fabbisogno d’investimento stimato”.

C’è poi un secondo ordine di problemi: chi riceve queste risorse è davvero chi ne ha più bisogno? La Corte dei conti Ue avanza dubbi. Il perché è presto detto. La grandezza dei PNRR nazionali risponde a dei criteri che non coincidono con quelli che sono alla base del piano Repower Eu. “L’assenza di uno specifico termine ultimo per la presentazione dei capitoli REPowerEU riduce la probabilità che vengano individuati e promossi progetti transfrontalieri”, rimarca la Corte. In più “la mancanza di qualsivoglia analisi comparativa limita la visione strategica in merito a quali progetti hanno il più alto potenziale per contribuire alla sicurezza e all’indipendenza energetiche dell’Ue”.

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