Tutte le misure del Piano Contenimento dei consumi di gas
(Rinnovabili.it) – Ridimensionare drasticamente la dipendenza dal gas russo e ridurre l’uso del gas in generale. Questi i due grandi obiettivi a cui punta il Piano nazionale di contenimento dei consumi di gas. L’atteso documento è stato pubblicato in queste ore dal Ministero della Transizione ecologica, dopo la presentazione in Consiglio dei Ministri la scorsa settimana. Quindici pagine dove in maniera sintetica il Dicastero spiega quanto fatto sino ad oggi per la sicurezza energetica e quali saranno i passi futuri; per la precisione quelli da compiere per attraversare l’inverno e raggiungere “indenni” il 31 marzo 2023. Questa, infatti, è la deadline della prima finestra temporale di risparmio energetico chiesta ai Ventisette dalla Commissione Europea.
Una data che rappresenta tuttavia solo una tappa nel percorso di affrancamento dai flussi di Mosca, ben lungi da poter essere associata ad una maggiore sicurezza energetica. È lo stesso Ministero a ricordarlo nel Piano Contenimento dei consumi di gas. “Con molta probabilità gli stoccaggi saranno pienamente utilizzati nella stagione invernale 2022-2023 e dunque occorrerà ricostituire adeguatamente le riserve”, spiega il documento riassumendo brevemente le misure di diversificazione messe in campo per arrivare a sostituire entro il 2025 circa 30 miliardi di Smc di gas russo.
Quali le misure contenute? Essenzialmente quelle già annunciate dal ministro Cingolani in CdM. Il governo punterà essenzialmente su 3 leve:
- massimizzazione della produzione termoelettrica con combustibili diversi dal gas;
- introdurre misure di contenimento relative al riscaldamento invernale;
- promuovere misure comportamentali.
Le prime due leve dovrebbero da sole permettere di risparmiare fino al 31 marzo 2023, 5 miliardi di Smc di gas naturale fino al 31 marzo 2023; superando, pertanto, anche la quota richiesta dal Piano “Allerta UE” (3,6 miliardi di Smc).
Piano contenimento dei consumi di gas: meno riscaldamenti, più carbone
Non è una sorpresa che gli impianti a carbone siano stati richiamati alla pietra attività. Il piano nazionale di contenimento dei consumi di gas punta alla massimizzazione della produzione a carbone e olio delle centrali esistenti e regolarmente in servizio. A ciò aggiunge anche il contributo delle centrali a bioliquidi. “In questo caso – si legge – l’obiettivo è di evitare la riduzione delle ore di funzionamento di tali impianti a causa degli elevati costi della materia prima, autorizzando transitoriamente l’esercizio a gasolio”.
Il piano interviene anche impianti di riscaldamento attraverso precise misure amministrative. Entro la fine di settembre un nuovo decreto modificherà temperature massime, date e orari di accensione. Nel dettaglio si prevede che l’esercizio sia ridotto “complessivamente” di 15 giorni e di un’ora al giorno, secondo il seguente schema:
a) Zona A: ore 5 giornaliere dal 8 dicembre al 7 marzo;
b) Zona B: ore 7 giornaliere dal 8 dicembre al 23 marzo;
c) Zona C: ore 9 giornaliere dal 22 novembre al 23 marzo;
d) Zona D: ore 11 giornaliere dal 8 novembre al 7 aprile;
e) Zona E: ore 13 giornaliere dal 22 ottobre al 7 aprile;
f) Zona F: nessuna limitazione.
Lo stesso provvedimento imporrà, durante il funzionamento dell’impianto di climatizzazione invernale, che la media ponderata delle temperature dell’aria, misurate nei singoli ambienti riscaldati di ciascuna unità immobiliare, non superi i 17°C (+/- 2°C di tolleranza) negli edifici adibiti ad attività industriali, artigianali e assimilabili; 19°C (+/- 2°C) in tutti gli altri casi.
Risparmio energetico, tra buon senso ed incentivi
Ulteriori risparmi di gas naturale possono essere conseguiti tramite misure comportamentali. Si va da piccoli gesti dettati dal buon senso ad investimenti mirati per aumentare l’efficienza energetica (leggi anche Risparmio energetico, i consigli per ridurre la bolletta 2022). Interventi che permetterebbero di evitare il consumo di 2,9 miliardi di Smc. Non solo. “Si tratta di una prima previsione di misure di contenimento, che potranno essere integrate con quelle di riduzione dei settori industriali, in particolare energivori”. Il Mite si sta confrontando con Confindustria e Snam per determinare il potenziale di riduzione dei consumi su base volontaria/incentivata e le modalità di attuazione.