di Tommaso Tetro
(Rinnovabili.it) – “La transizione energetica dalle fossili alle rinnovabili è fondamentale per la decarbonizzazione dell’economia. Se vogliamo un futuro sostenibile, quindi, non c’è tempo da perdere ma bisogna adottare presto e comunque nei termini previsti il Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee, il Pitesai”. In questo modo – con il rispetto dei tempi, un Piano delle aree coerente con gli obiettivi climatici europei e il progressivo abbandono delle trivellazioni – è possibile “mettere l’Italia in linea con il Green deal e con il target della neutralità climatica al 2050”. Viene risolta così, con un Ordine del giorno al Milleproroghe della deputata di LeU Rossella Muroni, la questione delle trivelle.
“I passi andranno accompagnati, come chiedono alla maggioranza Wwf, Legambiente e Greenpeace – spiega Muroni – anche da un termine ultimo di validità delle concessioni per l’estrazione di idrocarburi e da un conseguente stop delle autorizzazioni per ricerca e prospezione. Dopo aver scongiurato il rischio di nuove trivellazioni grazie a un mio emendamento – conclude – spero che questo Odg sia utile ad essere davvero coerenti sulla transizione ecologica”.
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Le tre associazioni ambientaliste chiedevano infatti una legge con il termine delle concessioni, oltre a una moratoria definitiva per le attività di ricerca: “Per rispettare gli obiettivi del Green deal europeo bisogna dotare quanto prima il nostro Paese di una legge che stabilisca un chiaro termine ultimo di validità delle concessioni per l’estrazione degli idrocarburi, e che preveda un fermo delle autorizzazioni per le attività di ricerca e prospezione degli idrocarburi”.
Secondo Wwf, Legambiente e Greenpeace si tratterebbe di una legge “analoga a quelle approvate in Francia e, recentemente in Danimarca (uno dei maggiori produttori di petrolio dell’Unione europea), coerente con l’obiettivo europeo del conseguimento della neutralità climatica entro il 2050”. Infatti spiegavano, prima dell’Odg, “con la proroga di 7 mesi (da febbraio a fine settembre 2021) della scadenza per l’approvazione definitiva del Pitesai, il Parlamento non risolve il problema delle trivellazioni nel nostro Paese, ma sottovaluta gli impegni sulla decarbonizzazione assunti con l’Europa”.
Le associazioni facevano anche riferimento ai vantaggi economici della creazione di una filiera economica per lo smantellamento, la bonifica, il recupero e il riuso dei materiali delle piattaforme e dei pozzi a terra e a mare; per assicurare la giusta transizione verso un’economia verde. Nei nostri mari – spiegavano – ci sono “numerosi relitti di piattaforme non produttive (le associazioni insieme con il ministero per lo Sviluppo Economico ne avevano individuate almeno 34 soltanto nell’Adriatico, da smantellare, nel 2018) e di servitù petrolifere che mettono a rischio l’ambiente e i settori economici che vivono delle risorse naturali”. Infine le associazioni ricordano che “tutte le riserve petrolifere nei nostri mari coprirebbero il fabbisogno nazionale soltanto per 7 settimane”, e che il settore dell’estrazione di gas e petrolio sul territorio nazionale “sopravvive artificiosamente per i numerosi incentivi, sovvenzioni e esenzioni”.
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