La valutazione dei Piani Energia e Clima aggiornati
(Rinnovabili.it) – Non ci siamo. L’aggiornamento da parte degli Stati Membri dei Piani Nazionali Energia e Clima (PNIEC) mostra un vistoso disallineamento con gli obiettivi UE 2030. Un gap che non può essere colmato solamente dai ritardatari (Austria, Bulgaria e Polonia non hanno ancora consegnato il Piano e Belgio, Irlanda e Lettonia lo hanno ben oltre la scadenza) ma che richiederà necessariamente nuovi sforzi da mettere nero su bianco. Lo ha riferito ieri la Commissione europea al termine della valutazione delle prime bozze di PNIEC consegnate.
I Piani definitivi saranno presentati entro il 30 giugno 2024 e per allora i testi dovranno integrare le raccomandazioni fornite dall’Esecutivo Ue per correggere il tiro. Ma quanto siamo lontani dai target di fine decennio? E, in particolare, qual è stata la valutazione del PNIEC italiano? Nel complesso il quadro restituito dalle 21 bozze di aggiornamento mostra un discostamento del Blocco da tutti i grandi obiettivi UE 20230 per clima e energia.
Sul fronte delle emissioni di gas serra ad esempio, le azioni proposte porterebbero ad una riduzione del 51% entro fine decennio mentre il target comunitario è di almeno il 55%. Rispetto gli obiettivi annuali vincolanti in materia di emissioni per i settori dell’economia che non rientrano nell’ETS europeo, esiste un divario di 6,2 punti percentuali rispetto all’obiettivo del 40% presente nell’ultimo Regolamento sull’Effort Sharing. Ed esiste un gap compreso tra meno 40 e meno 50 MtCO2eq rispetto all’obiettivo di meno 310 MtCO2eq ai sensi del regolamento LULUCF.
Per l’energia rinnovabile, gli attuali Piani nazionali Energia e Clima porterebbero a una quota del 38,6-39,3% di FER nel mix energetico entro il 2030, rispetto all’obiettivo del 42,5% fissato dall’UE. Male anche la traiettoria dell’efficienza energetica: le bozze attuali porterebbero a miglioramenti dell’efficienza energetica del 5,8%, rispetto al target dell’11,7%.
PNIEC Italiano: bene efficienza e rinnovabili, male emissioni
Secondo la valutazione della Commissione europea il Piano Italiano Energia e Clima contiene diversi elementi positivi, ma anche impegni migliorabili. A cominciare dagli sforzi profusi sulla riduzione delle emissioni. Esiste infatti un divario compreso tra 6,7 e 8,7 punti percentuali per raggiungere l’obiettivo nazionale di gas serra del meno 43,7% al 2030 rispetto ai livelli del 2005 previsto dal Regolamento Effort Sharing. Per colmare il gap Bruxelle suggerisce di definire politiche e misure aggiuntive nei settori dei trasporti, dell’edilizia e dell’agricoltura, anche per le emissioni diverse dalla CO2, tra cui metano, N2O e gas fluorurati provenienti dai processi industriali. E chiede anche all’Italia di identificare la quantità di emissioni di CO2 che potrebbero essere catturate ogni anno entro il 2030, inclusa la fonte.
Il Belpaese appare fuori target anche rispetto all’obiettivo nazionale LULUCF. La Commissione raccomanda di definire un percorso concreto verso il raggiungimento dei target descrivendo in dettaglio tempistiche e portata delle misure. E quantificandone gli impatti attesi per garantire che le rimozioni di gas a effetto serra siano effettivamente in linea con gli obiettivi UE 2030. Nel Contempo l’Italia dovrà fornire informazioni chiare su come i fondi pubblici (sia fondi dell’Unione, compresa la politica agricola comune, sia aiuti di Stato) e i finanziamenti privati attraverso programmi di carbon farming vengono utilizzati in modo coerente ed efficace per raggiungere l’obiettivo nazionale di rimozione netta.
Da rivedere anche il capitolo sugli edifici. Il PNIEC dell’Italia, infatti, non prevede obiettivi più ambiziosi di quelli già presenti nella strategia di ristrutturazione a lungo termine del 2020 e non fornisce stime del fabbisogno finanziario o delle fonti di finanziamento per la maggior parte delle misure di efficienza energetica proposte. Inoltre la bozza aggiornata non contiene un obiettivo per la riduzione della povertà energetica e non riporta il numero di famiglie attualmente colpite dal fenomeno.
I lati positivi? Le energie rinnovabili e l’efficienza energetica. In entrambi i casi l’impegno nazionale appare leggermente sopra al target UE.