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Phase out delle fossili: tutti ne parlano, nessuno lo mette in agenda

Net Zero Tracker passa al vaglio gli obiettivi di abbandono dell’esplorazione di nuovi giacimenti di carbone, petrolio e gas e lo stop della produzione di fonti fossili fissati da stati, regioni, città e grandi aziende a livello globale. Sono pochissimi quelli che li hanno inseriti nella legislazione nazionale o nei propri piani industriali

Phase out delle fossili: tutti ne parlano, nessuno lo mette in agenda
Foto di Afif Ramdhasuma su Unsplash

Lo stato degli impegni per il phase out delle fossili nel mondo

(Rinnovabili.it) – Nonostante il presidente della Cop28 di Dubai, l’emiratino Sultan al-Jaber, sia convinto che possiamo rispettare la soglia di 1,5 gradi anche senza un accordo globale sul phase out delle fossili, la scienza del clima dice il contrario. Ma l’eliminazione graduale delle fonti fossili non è solo un tabù per chi guida la conferenza sul clima quest’anno: resta ben lontano anche dalle agende politiche della maggior parte dei paesi. Come pure da quelle delle entità sub-nazionali, città incluse. E non compare nei piani delle grandi aziende. O se compare, quasi sempre non ha un orizzonte temporale realmente compatibile con gli 1,5 gradi.

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I numeri del phase out delle fossili nel mondo

È la fotografia scattata da Net Zero Tracker in un rapporto pubblicato oggi, in cui fa il punto sugli impegni globali, a diversi livelli, sul phase out delle fossili. I numeri sono molto chiari. Solo il 3% dei paesi che producono carbone e hanno fissato un obiettivo per emissioni nette zero – 2 sui 63 totali – si impegna a fermare del tutto le esplorazioni di nuovi giacimenti. Mentre sono il 13% gli stati che hanno promesso di dire stop alla produzione, e pesano poco: rappresentano appena il 5% della produzione globale di carbone.

Va molto peggio sul fronte degli idrocarburi. Qui i paesi con target net zero che vogliono rinunciare a nuove esplorazioni di petrolio sono appena il 3%. La stessa percentuale di quelli che hanno preso questo impegno sul gas. Lo stop alla produzione di petrolio è nell’agenda di appena 5 paesi, il 3%, che complessivamente valgono solo lo 0,8% della produzione globale. Sono ancor meno gli stati che hanno promesso di bloccare la produzione di gas, appena due. E anche in questo caso, la loro quota sul totale della produzione mondiale è inferiore all’1%.

Se è vero che gli obiettivi per emissioni nette zero fissati dagli stati, oggi, coprono l’88% delle emissioni globali di gas serra, “solo il 7% di tali emissioni è coperto da almeno un impegno di eliminazione totale o parziale relativo all’esplorazione, produzione o utilizzo di carbone, petrolio o gas”, sottolinea il rapporto. Mentre solo il 18% dei ricavi complessivi del campione di società quotate in borsa analizzato da Net Zero Tracker “è coperto da almeno un impegno di eliminazione graduale di tutte le attività e tipologie di combustibili fossili”.

“Per fare passi avanti, paesi, stati e regioni, città e aziende possono guardare ad esempi di buone pratiche. Ad esempio: la Spagna ha incorporato nella legislazione obiettivi nazionali di eliminazione graduale. Stoccolma ha esteso l’ambito della sua eliminazione graduale all’uso di combustibili fossili legato all’industria. Ørsted ha diversificato con successo il proprio modello di business allontanandosi dalla dipendenza dai combustibili fossili”, scrivono gli autori.