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La Cop28 fa finta di dare l’ok al phase out delle fossili

Il presidente della Cop28, l’emiratino Sultan al-Jaber, ha disinnescato la richiesta UE di fissare una data di scadenza alle fossili proponendo un “phase out delle emissioni fossili”: in pratica, lo status quo con più cattura e stoccaggio della CO2

Phase out delle fossili: il finto ok della Cop28
Foto di Jas Min su Unsplash

Il phase out delle fossili è uno dei temi principali sul tavolo del vertice sul clima di Dubai

(Rinnovabili.it) – La presidenza della Cop28, che fin dall’insediamento è stata accusata di essere pro fossili, ha appena salvato la vita a gas, petrolio e carbone. Con una sola parola: emissioni. Il palco è quello di Petersberg, dove ieri è iniziato il 14° Climate Dialogue, un appuntamento che scalda i motori della diplomazia del clima in vista del grande vertice di fine anno. È da questo palco che Sultan al-Jaber, l’emiratino che presiede la Cop28, ha annunciato che è a favore del “phase out delle emissioni fossili”. Che non è assolutamente la stessa cosa di dirsi a favore del phase out delle fossili, come vorrebbe invece l’Unione Europea.

Lo sgambetto al phase out delle fossili

“In una transizione energetica pragmatica, giusta e ben gestita, dobbiamo essere iper-concentrati sull’eliminazione graduale delle emissioni di combustibili fossili e, al contempo, sull’introduzione graduale di alternative a zero emissioni di carbonio praticabili ed economicamente accessibili”, ha detto al-Jaber.

Cosa significa in concreto? Dirsi a favore dello stop delle emissioni fossili si traduce nell’appoggiare lo sviluppo di tecnologie per abbattere i gas serra, senza però cambiare di una virgola la quantità di fossili che vengono estratte, processate e messe sui mercati. In pratica, una difesa dello status quo, che fa affidamento su tecnologie come la cattura e lo stoccaggio di CO2. Di contro, la posizione comune con cui Bruxelles arriverà a Dubai per la Cop28 è a favore del phase out delle fossili puro e semplice: mettere una data di scadenza globale a gas, petrolio e carbone.

Per l’Ue, la strada si fa in salita. Tanto più che la Cop28 non è una Cop come le altre, ma quella in cui per la prima volta dal 2015 si farà formalmente il punto della situazione sui progressi dell’accordo di Parigi (la cosiddetta global stocktake). La maggior parte dei paesi non ha fatto abbastanza e il “phase out delle emissioni fossili” potrebbe diventare la soluzione per pulire le coscienze più che il clima.

Le altre novità della Cop28

Se il braccio di ferro sul phase out delle fossili inizia a diventare uno dei temi più caldi in questi pochi mesi che ci separano dall’appuntamento di dicembre negli Emirati, a Petersberg sono state annunciate altre novità e proposte per la Cop28. Per la prima volta, il summit sul clima dedicherà un’intera giornata al tema della salute e ospiterà un vertice congiunto tra ministri del clima e della salute.

Sarà anche la prima volta in cui i paesi più ricchi centreranno ufficialmente l’obiettivo di raccogliere 100 miliardi di dollari l’anno per la finanza climatica. Lo ha fatto sapere sempre da Petersburg Annalena Baerbock, la ministra per l’Ambiente tedesca. Un target vecchio di 3 anni – doveva essere raggiunto nel 2020 – e ormai quasi superato dall’accordo trovato alla Cop27 sul tema della perdite e danni (Loss & Damage), che dovrebbe entrare in vigore proprio a Dubai il prossimo dicembre.

La stessa Baerbock ha poi lanciato l’idea di fissare alla Cop28 un target globale per le rinnovabili, sul modello di quanto già fatto dal G7. Si tratterebbe di fissare degli obiettivi vincolanti per l’espansione di solare ed eolico.