Il carbone pesa per oltre il 50% della produzione totale di energia del paese
(Rinnovabili.it) – Tra 11 anni Praga chiuderà tutte le sue centrali a carbone. Il nuovo governo guidato da Petr Fiala ci ha messo poco più di un mese a mettere una data di scadenza a questa fonte fossile. L’ex premier Andrej Babis aveva sempre rinviato la decisione per calcolo politico, anche dopo che un comitato tecnico di consulenti aveva indicato come plausibile il phase out del carbone nel 2038.
Il carbone è l’unico combustibile fossile domestico del paese ed è ancora una voce importante del Pil ceco, oltre a pesare molto nel mix energetico. Nel 2019 ha soddisfatto 1/3 del fabbisogno energetico complessivo, il 46% della generazione di elettricità e più del 25% del riscaldamento residenziale. E conta per più del 50% della produzione totale di energia domestica.
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“Creeremo le condizioni per la transizione energetica e lo sviluppo delle regioni carbonifere in modo che sia possibile un’uscita dal carbone entro il 2033”, assicura il documento programmatico del governo. Secondo alcuni studi, il phase out del carbone potrebbe tagliare 25mila posti di lavoro. Concentrati nei principali bacini carboniferi (Boemia, Moravia, Slesia). Il taglio del carbone è materia politicamente sensibile, ma un balzo dell’8% nelle rinnovabili (dal 16% attuale al 24%) potrebbe generare 32mila nuovi posti di lavoro secondo una ricerca di Association for International Affairs.
Per bilanciare il phase out del carbone, Praga vuole puntare sulle rinnovabili ma soprattutto sull’atomo. Ed è proprio sul nucleare che ci sono i piani più dettagliati. Ad oggi, il paese ospita 6 reattori distribuiti su 2 impianti (Dukovany e Temelin), che coprono circa 1/3 del mix elettrico. Il governo ha in programma la costruzione di un nuovo reattore a Dukovany e non esclude di aggiungerne altri. Praga infatti sta lavorando con Hitachi e NuScale per esplorare il potenziale degli Small Modular Reactors (SMR).
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A settembre il parlamento ceco ha approvato la legge Dukovany che permette a compagnie statali di comprare per 30 anni a prezzo fisso l’energia nucleare prodotta nel paese tramite un power purchase agreement (PPA). Una misura che apre al potenziamento di questa fonte di energia e ne fa il perno della transizione energetica ceca.
“L’energia nucleare – dice il testo della legge – è stata identificata come il mezzo principale per garantire la sicurezza energetica nella Repubblica Ceca nel contesto del raggiungimento dell’obiettivo di un’UE neutrale dal punto di vista climatico entro il 2050, grazie alla sua capacità di garantire forniture di elettricità a bassa emissione di carbonio, stabili ed economiche”.