Il governo obbliga dal 1° gennaio 2022 le centrali a carbone a limitare la propria capacità produttiva al 35%. La misura è valida solo fino al 2024, poi si vedrà. Sullo sfondo, le trattative con i gestori per le compensazioni
L’obiettivo è completare il phase out del carbone nel 2030
(Rinnovabili.it) – L’Olanda fa un altro passo verso il phase out del carbone. Dal 1° gennaio 2022, le centrali a carbone del paese dovranno lavorare al massimo al 35% della loro capacità produttiva. Lo ha deciso ieri il ministero per gli Affari economici e il Clima con un emendamento al Coal Prohibition Act con cui, nel 2019, il governo aveva decretato l’addio a questa fonte fossile entro il 2030.
La misura è soltanto pro-tempore, con validità fino al 2024, ma permette comunque di tagliare 6-7 MtCO2. Dal ministero non si sbilanciano sul futuro, ma un portavoce fa sapere che c’è ancora una piccola possibilità che dopo quella data tutto torni come prima. Il motivo non è chiaro ma potrebbe avere a che fare con il sistema di compensazioni e i rapporti con i gestori degli impianti.
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L’Aia, infatti, dovrà sborsare del denaro per compensare i gestori dei mancati guadagni. L’entità del pagamento non è ancora determinata, anche se il governo ha preparato un modello di calcolo. È un passaggio delicato, soprattutto visti i pessimi rapporti tra esecutivo e aziende del carbone.
Soprattutto con RWE, l’utility tedesca che ha portato l’Olanda in tribunale. La scelta del phase out del carbone nel 2030 lede i suoi interessi, sostiene RWE. E grazie al Trattato sulla carta dell’energia e all’arbitrato internazionale per dirimere le controversie tra investitori e Stati (il famigerato meccanismo ISDS), l’azienda può rivalersi. La richiesta è proprio una compensazione adeguata. Evidentemente, la strada scelta dal governo olandese da qui al 2024 è quella di mettere da parte l’arbitrato e trovare una soluzione di compromesso con l’industria del carbone.
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Secondo la tabella di marcia prevista dall’Aia, dal 2025 dovranno chiudere tutte le centrali a carbone con un’efficienza elettrica inferiore al 44%, anche se abilitate a bruciare anche biomassa. Dal 2030 tutte dovranno fermarsi. RWE possiede 2 delle 5 centrali olandesi, di cui una in scadenza fra 3 anni e l’altra a fine decennio. Per queste, così come per un impianto gestito da Uniper, il governo in prima battuta ha rifiutato di negoziare una compensazione. Al contrario, già nel 2019 l’esecutivo si era messo d’accordo con Vattenfall per la chiusura della centrale più vecchia del paese l’anno successivo, sborsando più di 52 mln di euro. Al momento sono in corso negoziati anche con Onyx per la chiusura dell’ultimo dei 5 siti.