Il paese asiatico vanta un tasso di crescita della domanda di energia primaria ed elettrica tra i più alti al mondo. Soddisfatto principalmente con il carbone. L’intesa raggiunta il 14 dicembre con una pattuglia di paesi donatori e investitori privati supporterà la transizione verso le rinnovabili
L’accordo sul phase down del carbone eviterà 0,5 Gt CO2e entro il 2030
(Rinnovabili.it) – Il picco di emissioni sarà anticipato di 5 anni al 2030. Le emissioni del settore energetico non supereranno i 170 Mt CO2e, circa 70 in meno di quanto previsto finora dai piani di sviluppo. E la capacità installata da centrali a carbone non andrà oltre i 30,2 GW, 7 GW in meno di quanti sono in pipeline al momento. Con le rinnovabili che dovranno crescere fino a costituire quasi metà (il 47%) dell’offerta di elettricità entro fine decennio, mentre oggi il target è il 36%. Sono i paletti dell’accordo sulla ‘Just transition energy partnership’ stipulato ieri con il Vietnam. Obiettivo: incentivare il governo di Hanoi ad accelerare il phase down del carbone.
Quante emissioni risparmiate vale il phase down del carbone?
Il paese di quasi 100 milioni di abitanti ha da decenni uno dei tassi di crescita della domanda di energia primaria ed elettrica tra i più alti al mondo che vengono soddisfatti soprattutto con il carbone. Questa fonte nel 2021 soddisfaceva il 51,5% del fabbisogno energetico nazionale. Con poche prospettive di decrescita rapida visto che questo carbone proviene quasi interamente da giacimenti domestici. Secondo le stime dell’UE, le misure nel complesso dovrebbero evitare emissioni di gas serra per 0,5 Gt CO2e entro il 2030. Cioè l’1,22% delle emissioni globali generate nel 2021 (40,8 Gt).
Anche l’Italia tra i promotori della transizione giusta
L’intesa vale 15,5 miliardi di dollari e ricalca il modello già usato nell’ultimo anno per la ‘transizione giusta’ di Sudafrica e Indonesia. ‘Giusta’ perché basata sulla cooperazione tra paesi ricchi, che mettono i soldi, e i paesi in via di sviluppo che oggi dipendono di più dal carbone. Del gruppo dei donatori fanno parte l’UE più alcuni singoli governi nazionali tra cui l’Italia, la Francia, la Germania e la Danimarca, la Gran Bretagna, gli Stati Uniti, il Giappone, la Norvegia e il Canada. Ma anche i soggetti privati che fanno parte della Glasgow Financial Alliance for Net Zero (GFANZ), l’ombrello di banche e investitori creato alla COP26 per promuovere la transizione energetica.
La mobilitazione del denaro necessario è equamente divisa a metà: 7,75 mld $ arriveranno dalla GFANZ mentre altrettanti saranno forniti dal gruppo di investitori statali. Non è chiaro in che forma, l’accordo specifica solo che i finanziamenti devono avere condizioni più vantaggiose di quelle che il Vietnam potrebbe trovare sui mercati. Questa però sarà solo la prima tranche, da mobilitare entro 3-5 anni da adesso. Verosimilmente, entro il 2025-2027 bisognerà negoziare un secondo pacchetto di supporto al phase down del carbone.