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I pesci grandi sono come serbatoi di CO2, se rimangono in mare

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Foto di pieonane da Pixabay

di Tommaso Tetro

La pesca oceanica ha rilasciato almeno 730mln di tonnellate di CO2 in atmosfera dal 1950

(Rinnovabili.it) – Big fish. Oltre a essere il titolo di un film geniale, sia per la sceneggiatura che per la regia di Tim Burton, d’ora in avanti potrebbe anche essere un motto per provare a tagliare un po’ di CO2 in più. E’ stato scoperto – da una ricerca dell’Università di Montpellier – infatti che lasciare i pesci più grandi nel mare riduce la quantità di anidride carbonica che normalmente viene rilasciata nell’aria. E questo vale per via del concetto del ‘circolo del carbonio blu’: quando un pesce muore – viene spiegato dagli scienziati – affonda in profondità e porta con se tutto il carbonio che contiene e che ha, a questo punto, ‘sequestrato’; cioè il carbonio catturato e immagazzinato dagli ecosistemi oceanici e costieri del Pianeta.

In base allo studio – pubblicato su Science advances – viene fuori che la pesca oceanica ha rilasciato almeno 730 milioni di tonnellate di CO2 in atmosfera dal 1950. Una stima sul 2014 parla dell’emissione di 20,4 tonnellate di CO2, equivalenti alle emissioni annuali di 4,5 milioni di automobili.

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“Quando un pesce viene catturato invece – ha detto Gaël Mariani, ricercatore all’università di Montpellier in Francia – il carbonio che contiene viene in parte emesso nell’atmosfera sotto forma di CO2”. Anche il coautore della ricerca David Mouillot, dell’Arc Center of excellence for coral reef studies della James Cook university e dell’università di Montpellier, ha affermato che l’impronta di carbonio della pesca è del 25% superiore alle precedenti stime del settore.

Per esempio pesci di grandi dimensioni come il tonno, gli squali, lo sgombro e il pesce spada contengono circa il 10-15% di carbonio. E “quando questi pesci muoiono, affondano rapidamente, di conseguenza la maggior parte del carbonio che contengono viene sequestrato sul fondo del mare per migliaia o addirittura milioni di anni”. I pesci diventano di fatto “serbatoi di carbonio”. Un processo naturale che stato interrotto sempre più spesso dalla pesca industriale. Inoltre i ricercatori dicono che questo fenomeno si verifica in aree in cui la pesca non è economicamente redditizia, come per esempio il Pacifico centrale, l’Atlantico meridionale e l’Oceano Indiano settentrionale. Ma quello che viene suggerito in particolare è di pescare in modo più razionale, pensando anche a protezione e gestione.

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