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I parchi urbani sono pilastri degli ecosistemi

Parchi urbani: essenziali per sostenere i servizi ecosistemici
Foto di Walkerssk da Pixabay

Il primo studio globale sui microbiomi dei parchi urbani

(Rinnovabili.it) – Anche i più piccoli spazi verdi nelle nostre città hanno un ruolo importante. I microbiomi che si sviluppano nei parchi urbani, ma anche nelle strisce di suolo a bordo strada, sostengono dei servizi ecosistemici essenziali come il sequestro di CO2 dall’atmosfera, o il filtraggio di elementi inquinanti, o ancora aiutano a contenere l’impatto delle allergie e a migliorare il funzionamento del sistema immunitario.

Il ruolo dei parchi urbani per sostenere i servizi ecosistemici

Lo sostiene il primo studio al mondo che ha mappato e analizzato il ruolo dei microbiomi nei parchi urbani. La ricerca è pubblicata su Science Advances e si basa sull’analisi di campioni di suolo prelevati in 56 città sparse in 17 paesi e 5 continenti. Il segreto di questa importanza? I microbi che contengono. “Gli spazi verdi urbani ospitano microbi importanti, quindi se vuoi sostenere una serie di servizi ecosistemici, devi avere molti parchi e spazi verdi”, sintetizza all’estremo David Eldridge, co-autore dello studio.

La ricerca snocciola un lungo elenco di benefici che derivano dalla semplice presenza di questi microbi in ambienti urbani e dall’esposizione dell’uomo ad essi. Un’esposizione diretta, ad esempio, ha dimostrato di essere benefica per la salute umana promuovendo l’immunoregolazione e riducendo le allergie. Gli spazi urbani verdi, inoltre, supportano microbiomi popolati da microbi che sono in grado di rimuovere l’azoto dall’acqua, come il Fusarium, o ancora amebe che si nutrono di batteri potenzialmente nocivi.

Dallo studio emerge poi una correlazione forte tra PIL del paese da cui proviene il campione e concentrazione di batteri patogeni nocivi per l’uomo. Più è basso il PIL, più gli spazi verdi tendono ad avere popolazioni maggiori di batteri come quelli che causano listeriosi e difterite. Il motivo, ipotizzano gli autori, è legato probabilmente ad un maggiore uso di antibiotici nei paesi in via di sviluppo, e quindi una maggiore resistenza agli antibiotici.

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