I batteri che popolano i suoli degli spazi verdi delle nostre città sono fondamentali in molti servizi ecosistemici, dal sequestro di CO2 al filtraggio di sostanze inquinanti. Fino all’immunoregolazione umana
Il primo studio globale sui microbiomi dei parchi urbani
(Rinnovabili.it) – Anche i più piccoli spazi verdi nelle nostre città hanno un ruolo importante. I microbiomi che si sviluppano nei parchi urbani, ma anche nelle strisce di suolo a bordo strada, sostengono dei servizi ecosistemici essenziali come il sequestro di CO2 dall’atmosfera, o il filtraggio di elementi inquinanti, o ancora aiutano a contenere l’impatto delle allergie e a migliorare il funzionamento del sistema immunitario.
Il ruolo dei parchi urbani per sostenere i servizi ecosistemici
Lo sostiene il primo studio al mondo che ha mappato e analizzato il ruolo dei microbiomi nei parchi urbani. La ricerca è pubblicata su Science Advances e si basa sull’analisi di campioni di suolo prelevati in 56 città sparse in 17 paesi e 5 continenti. Il segreto di questa importanza? I microbi che contengono. “Gli spazi verdi urbani ospitano microbi importanti, quindi se vuoi sostenere una serie di servizi ecosistemici, devi avere molti parchi e spazi verdi”, sintetizza all’estremo David Eldridge, co-autore dello studio.
La ricerca snocciola un lungo elenco di benefici che derivano dalla semplice presenza di questi microbi in ambienti urbani e dall’esposizione dell’uomo ad essi. Un’esposizione diretta, ad esempio, ha dimostrato di essere benefica per la salute umana promuovendo l’immunoregolazione e riducendo le allergie. Gli spazi urbani verdi, inoltre, supportano microbiomi popolati da microbi che sono in grado di rimuovere l’azoto dall’acqua, come il Fusarium, o ancora amebe che si nutrono di batteri potenzialmente nocivi.
Dallo studio emerge poi una correlazione forte tra PIL del paese da cui proviene il campione e concentrazione di batteri patogeni nocivi per l’uomo. Più è basso il PIL, più gli spazi verdi tendono ad avere popolazioni maggiori di batteri come quelli che causano listeriosi e difterite. Il motivo, ipotizzano gli autori, è legato probabilmente ad un maggiore uso di antibiotici nei paesi in via di sviluppo, e quindi una maggiore resistenza agli antibiotici.