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Via libera al pacchetto Fit for 55 dal Consiglio UE: tutte le novità

Nuovo ETS: l’Europarlamento vuole una clausola di opt-out per auto e case private
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Si passa all’ultima fase dell’iter del pacchetto Fit for 55: i negoziati tra Consiglio e Europarlamento

(Rinnovabili.it) –  Via libera al raddoppio del mercato del carbonio e alla tassa sulla CO2 alla frontiera, e compromesso sul fondo europeo anti povertà energetica. Dopo una maratona di 16 ore, i ministri dell’Ambiente europei hanno dato l’ok alle misure più importanti del pacchetto Fit for 55.

I provvedimenti del pacchetto Fit for 55

Gli Stati membri hanno adottato una posizione comune sulla riforma del sistema di scambio di quote di emissioni (ETS), sulla condivisione degli sforzi tra gli Stati membri nei settori non coperti dall’ETS (ESR), sulle emissioni e gli assorbimenti derivanti dall’uso del suolo, dai cambiamenti di uso del suolo e dalla silvicoltura (LULUCF), sulla creazione di un fondo sociale per il clima e sullo stop alle auto e ai furgoni a diesel e benzina entro il 2035.

L’accordo tra gli Stati membri sul pacchetto Fit for 55 è “un passo fondamentale per raggiungere i nostri obiettivi climatici nei principali settori dell’economia”, commenta la ministra francese per la Transizione energetica, Agnès Pannier-Runacher. “La transizione ecologica ed energetica richiederà il contributo di tutti i settori e di tutti gli Stati membri, in modo equo e inclusivo. Il Consiglio è ora pronto a negoziare con il Parlamento europeo la conclusione del pacchetto”.

Con gli accordi siglati ieri, il pacchetto Fit for 55 passa all’ultima fase del lungo iter legislativo con il Trilogo. Si tratta di negoziati fra il Consiglio UE e l’Europarlamento (che ha detto la sua sulle misure climatiche pochi giorni fa), con la mediazione della Commissione.

Le posizioni del Consiglio UE, misura per misura

Fondo sociale per il clima – Insieme allo stop alla vendita di auto a motore endotermico nel 2035, a cui Rinnovabili.it ha dedicato un approfondimento, il Fondo è stato il dossier più complesso sul tavolo dei Ventisette. Si tratta di un fondo che la Commissione ha proposto per aiutare i cittadini più in difficoltà ad affrontare la transizione. Una misura che è ritenuta necessaria vista l’espansione dell’ETS a edifici e trasporti per supportare famiglie, piccole imprese e chi usa i trasporti.

Il Consiglio UE ha ridotto l’ampiezza del Fondo sociale per il clima: da 72 miliardi di euro si scende a 59. Saranno parte del budget UE per il periodo 2027-32, quando dovrebbe entrare in funzione il secondo ETS. Cade anche l’obbligo, per i paesi membri, di co-finanziare gli interventi al 50% (avrebbe di fatto portato il Fondo a 144 mld). Spunta poi un tetto massimo del 35% per gli interventi di supporto diretto al reddito. Ogni paese dovrà preparare un “piano sociale per il clima” con le specifiche degli interventi che intende finanziare.

Il “vecchio” ETS – Il target aggiornato del mercato del carbonio sale al 61%, come proposto dalla Commissione (il parlamento UE chiede il 63%). Il fattore di riduzione lineare resta al 4,2% (ben sotto il 4,4-4,6% chiesto da Strasburgo), mentre il taglio una tantum delle quote è più ambizioso di quello del parlamento (117 mln subito invece di spalmarli su più anni). Nell’ETS entra anche il settore navale.

Il “nuovo” ETS – Il Consiglio UE chiede che entri in vigore con un anno di ritardo, tra il 2027 e il 2028, e propone un sistema di esenzioni valido fino al 2030 per chi è già sottoposto a una tassa sulla CO2 nazionale.

Effort Sharing Regulation – Sulla condivisione degli sforzi, i Ventisette vogliono più flessibilità. I target nazionali proposti dalla Commissione restano, così come quello generale del -40% di emissioni nei settori non coperti dagli ETS. Ma si chiede di aumentare la quota di emissioni annuali trasferibili tra un paese e l’altro al 10% fino al 2025 e al 20% per gli anni dal 2026 al 2030.

LULUCF – Più flessibilità anche sul fronte LULUCF. In particolare, il Consiglio ha introdotto un’ulteriore flessibilità legata agli effetti dei cambiamenti climatici e ai terreni organici, basata su criteri e indicatori oggettivi e misurabili. Per poter accedere a tale flessibilità, gli Stati membri interessati dovranno presentare alla Commissione delle prove secondo una metodologia ben definita.

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