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Piani di ripresa: nascerà un conflitto tra occupazione e clima?

La mancata uniformità dei vincoli verdi sugli aiuti di Stato potrebbe accentuare il divario economico e sociale tra i diversi paesi europei, creando frizioni tra bisogno di lavoro e ambizioni ecologiche.

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Credits: Gerd Altmann da Pixabay

Secondo il direttore di IEA, obiettivi climatici e occupazione devono andare mano nella mano

(Rinnovabili.it) – Secondo Fatih Birol, direttore dell’Agenzia internazionale dell’energia (IEA), i governi dovrebbero impegnarsi affinché i piani di ripresa post-covid-19 non creino uno scontro tra obiettivi climatici, da una parte, e occupazione lavorativa, dall’altra. Secondo Birol, infatti, la crisi pandemica potrebbe rappresentare “un’opportunità storica” ​​per creare posti di lavoro nei settori delle tecnologie pulite e dell’efficienza energetica.

Tuttavia, il direttore dell’IEA ritiene che sia inevitabile una prima fase di assestamento in cui “vedremo milioni di persone, in Europa e nel mondo, perdere il lavoro. A maggior ragione, dunque, i paesi devono evitare il più possibile che si vengano a creare conflitti tra gruppi sociali che chiedono lavoro e gruppi sociali che chiedono ambizioni climatiche più concrete.

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Da questo punto di vista, l’efficienza energetica è la “prima opzione” secondo Birol. In particolare, il rinnovamento degli edifici può creare migliaia di posti di lavoro e dare una spinta vitale al settore delle costruzioni e alle migliaia di piccole imprese ad esso collegate”. Inoltre, un piano di risanamento che guardi all’occupazione e al clima dovrebbe concentrarsi sulle più interessanti innovazioni tecnologiche del momento, come le batterie agli ioni di litio per le auto elettriche e gli elettrolizzatori per la produzione di idrogeno.

Finora, la Commissione Europea ha sospeso le rigide norme in materia di aiuti di Stato approvando programmi di sostegno nazionale per un valore di oltre 1,9 miliardi di miliardi di euro. Tuttavia, un solo paese, vale a dire la Germania, rappresenta il 52% di tutti gli aiuti erogati finora dall’UE. Secondo alcuni ministri dei 27 Stati membri, però, questa situazione potrebbe determinare delle nuove sfide relative alla coesione economica e sociale dell’eurozona.

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Secondo Teresa Ribera, ministro dell’Ambiente spagnolo, la mossa dell’esecutivo UE rischia infatti di non essere un gioco uniforme, perché consentire ad alcuni paesi di ottenere un vantaggio sleale può creare più problemi”. Già Claude Turmes, ministro per l’Energia del Lussemburgo, aveva sottolineato il rischio di distorsioni sul mercato interno dell’UE, specie rispetto all’uniformità e al necessario coordinamento che dovrebbe essere raggiunto rispetto ai cosiddetti ‘vincoli verdi’ sugli aiuti di Stato.  

“Riesci a immaginare i politici francesi che obbligano Peugeot-PSA e Renault ad avere obiettivi climatici, mentre l’industria automobilistica tedesca potrebbe non essere obbligata a farlo?”, si domanda Turmes. L’assenza di uniformità, inoltre, rischia di accentuare il divario tra occupazione e clima in paesi problematici come la Polonia, la cui economia è fortemente dipendente dal carbone. “La Polonia può essere il campione dell’eolico offshore nel Mar Baltico, ma avrà bisogno di soldi europei per riqualificare i lavoratori, ha detto Turmes.

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Tuttavia, pare che la Commissione sia consapevole di questi rischi, e che la stessa von der Leyen abbia riconosciuto che, se si verificassero “enormi differenze” negli aiuti alle imprese, si potrebbero accentuare le disparità economiche all’interno del blocco. “Questo è il motivo per cui è necessario molto di più del semplice controllo sugli aiuti di Stato. Abbiamo bisogno di un piano di risanamento europeo verde e digitale, a beneficio di tutti”, ha affermato Margrethe Vestager, commissario europeo incaricato di sorvegliare gli aiuti di Stato.