La Commissione prende 3 mesi in più per definire i dettagli del nuovo obiettivo intermedio al 2040 sulla riduzione di gas serra. Secondo indiscrezioni, l’esecutivo UE sta studiando opzioni per dare più flessibilità ai singoli paesi membri

L’Italia vuole indebolire l’obiettivo UE 2040 taglio emissioni. E non è da sola, sulla stessa linea si muoverebbe anche la Germania. Via il -90%, consigliato dal Comitato scientifico consultivo europeo e fatto proprio già dalla precedente Commissione von der Leyen. La proposta è di scendere a -80/-85%. È sull’onda di pressioni politiche come queste che l’esecutivo europeo sta prendendo tempo per dare forma definitiva al nuovo target intermedio: era atteso entro oggi, ma Bruxelles fa sapere che potrebbe vedere la luce solo a giugno.
Perché è importante l’obiettivo UE 2040 taglio emissioni
Fissare un traguardo al 2040 è strategico per mantenere la credibilità internazionale dell’UE e guidare gli altri paesi nell’ambito dell’Accordo di Parigi, soprattutto in una fase di smarcamento degli Stati Uniti come quella attuale sotto Donald Trump.
La proposta al 2040 influenzerà i Contributi Determinati a livello Nazionale (NDC) che l’UE dovrà presentare alla COP30, il prossimo novembre, definendo un modello per i piani climatici globali con orizzonte 2035. Sono anni cruciali, in cui la qualità dell’azione climatica definirà se riusciremo o meno a rispettare il Paris Agreement, e con che tipo eventualmente di sforamento temporaneo.
Un target 2040 più debole?
La Commissione UE sarebbe però orientata a rimodulare l’obiettivo UE 2040 taglio emissioni indebolendo alcuni aspetti. Secondo le anticipazioni raccolte da Politico, resterebbe la “bandiera” del target complessivo al -90%. Ma con possibili modifiche ai criteri con cui viene calcolato.
Allo studio ci sono diverse opzioni per garantire più flessibilità ai paesi UE e “ammorbidire” il peso dei tagli ai gas serra. Tra le varianti considerate ci sarebbero:
- l’introduzione di una riduzione non lineare, con tagli più lenti inizialmente e più rapidi dopo il 2030;
- la possibilità di fare leva sull’acquisto di crediti di carbonio da progetti internazionali (rallentando così la riduzione delle emissioni alla fonte);
- un maggiore ricorso degli assorbimenti di CO2, tramite foreste o soluzioni tecnologiche (rendendo quindi il target -90% un obiettivo di emissioni nette);
- permettere il bilanciamento tra settori, compensando ritardi in alcuni ambiti con progressi in altri.