Obiettivo 1.5°C: il Centro Comune di Ricerca dell’UE traccia il percorso
(Rinnovabili.it) – Il pianeta non è messo bene. Con le politiche attuali le emissioni globali sono destinate a raggiungere il picco in questo decennio, per poi scendere ai livelli del 2017 entro il 2030 e portare ad un aumento della temperatura terrestre di 3°C entro il 2100. Con tutte le conseguenze catastrofiche collegate ad un tale rialzo. Eppure mantenere l’obiettivo di 1.5°C – in termini di crescita massima delle temperature – è ancora possibile.
Secondo il rapporto Global Energy and Climate Outlook 2023 del Polo scientifico dell’UE la strada per il successo prevede che i tassi di efficienza energetica raddoppiano e la diffusione delle energie rinnovabili raggiunga gli 11 TW entro il 2030. Questo significherà aumentare notevolmente la spesa nelle tecnologie pulite. Per la precisione lo scenario impostato sul mantenimento dell’obiettivo di 1.5°C prevede investimenti annuali cresciuti di 6 volte dal 2022 al 2030, passando da 1.000 miliardi di dollari attuali a 5.700 miliardi di fine decennio.
Ovviamente l’attenzione economica cambia al cambiare del segmento interessato. Ad esempio gli investimenti annuali nelle batterie per veicoli elettrici dovranno aumentare di 14 volte entro il 2030, rappresentando la più grande spesa nel campo delle tecnologie pulite. Il risultato di questo sforzo? Un numero di dispositivi sul mercato 2030 ventinove volte più alto di oggi e una riduzione dei costi delle batterie del 60% per lo stesso anno.
Gli investimenti annuali in tecnologie per la produzione elettrica rinnovabile dovranno moltiplicare per due dal 2022 al 2030. Nel dettaglio le nuove capacità annuali di energia eolica off-shore e on-shore dovranno crescere rispettivamente di 8 e 2 volte, mentre i costi unitari si ridurranno del 16% e del 20%. La capacità totale installata del fotovoltaico aumenterà invece del 270%, controbilanciata da una diminuzione dei costi unitari del 35%.
Nello scenario Obiettivo 1.5°C gli investimenti nell’idrogeno e nei combustibili derivati dall’idrogeno (carburanti elettronici e ammoniaca) rappresentano circa un quarto del totale degli investimenti in tecnologie pulite entro il 2050. “Nonostante il loro ruolo minore nel consumo energetico finale aggregato – scrive il polo scientifico – sono cruciali per la decarbonizzazione di settori specifici come l’aviazione, il trasporto marittimo , produzione di acciaio e sostituzione dell’idrogeno grigio nella produzione di fertilizzanti”.