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Gli obiettivi net zero delle maggiori aziende private sono “deludenti”

Un rapporto di Net Zero Tracker confronta la performance delle 100 maggiori aziende private e pubbliche su trasparenza e integrità dei piani per arrivare a emissioni nette zero. Il settore privato arranca, e anche chi ha fissato dei piani pecca di poca trasparenza. Oltre a ricorrere quasi sempre a compensazioni di carbonio invece di tagliare le emissioni alla fonte

Obiettivi net zero: settore privato globale è “deludente”
Foto di Markus Spiske su Unsplash

Solo il 40% delle più grandi compagnie private globali ha fissato obiettivi net zero

Troppo lieve la spinta da parte del mercato. Regole incerte, quando non proprio assenti. E ben poca pressione reputazionale. Sono questi i motivi dietro la pessima performance delle maggiori aziende private globali nel fissare obiettivi net zero trasparenti e credibili. A paragone, le aziende pubbliche fanno molto meglio.

L’allergia del settore privato per gli obiettivi net zero, in numeri

Lo spiega un rapporto di Net Zero Tracker che mette a confronto le 100 maggiori aziende private e pubbliche. Le prime restano indietro sotto tutti i profili. Due quinti (40) delle più grandi aziende private hanno fissato obiettivi net zero, mentre per le aziende pubbliche il dato è il 70%. Se si allarga lo sguardo anche a chi ha fissato solo obiettivi di riduzione delle emissioni la situazione non cambia: 52% contro 82%. E se si considera solo la top ten, il quadro è anche peggiore: solo quattro delle dieci più grandi aziende private del mondo hanno fissato obiettivi per arrivare a zero emissioni nette, mentre nel pubblico sono nove su dieci.

La mancanza di ambizione da parte del settore privato rischia di far deragliare la transizione, spiega il rapporto di Net Zero Tracker. “La buona notizia è che, ponderati in base ai ricavi annuali, gli obiettivi net zero ora coprono quasi l’80% delle 2.000 società pubbliche quotate in borsa più grandi del mondo, rispetto a meno del 20% nel 2020”, scrivono gli autori. “La notizia non così buona è che il quadro a livello di società private appare molto peggiore. Se “la luce solare è il miglior disinfettante” per l’inazione climatica, la maggior parte delle aziende private opera di notte”.

L’altro grande problema è la qualità degli obiettivi net zero. Anche nel settore pubblico, in media, i piani sono ancora piuttosto deboli, ma il trend è in miglioramento. Mentre nel settore privato manca trasparenza e molto spesso si fa affidamento a soluzioni inefficaci.

Solo il 20% (8) delle compagnie private che hanno target per net zero hanno pubblicato i piani, rispetto alle 56 (l’80%) delle 70 aziende pubbliche con obiettivi per arrivare a emissioni nette zero. E appena due (cioè il 5%) – IKEA e Bechtel – escludono l’uso dei crediti di carbonio. Tutti gli altri prevedono di non modificare il loro business model tagliando le emissioni alla fonte e puntano su un “rattoppo” a colpi di carbon offset. E ancora: solo la metà delle aziende private (20) annuncia di puntare a net zero lungo l’intera catena del valore, affrontando quindi anche le emissioni Scope 3.

Mentre si sta passando sempre di più da un panorama popolato da sforzi volontari a uno in cui vengono introdotte regole obbligatorie dai governi, le aziende private “non solo continuano a restare indietro di circa la metà rispetto alle loro controparti di proprietà pubblica, ma restano indietro anche per quanto riguarda l’integrità delle loro strategie per arrivarci”. E sotto tutti i profili, i loro risultati sono “deludenti”.

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