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UE: è scontro tra i 27 sugli obiettivi climatici 2030

L’Eurozona si spacca in due per gli obiettivi climatici 2030

(Rinnovabili.it) – Durante una riunione virtuale, i ministri dell’Ambiente dei 27 Stati membri UE non sono riusciti a trovare un terreno comune sull’opportunità di aumentare i tagli alle emissioni nell’ambito degli obiettivi climatici 2030. Infatti, sebbene l’eurozona si sia impegnata a ridurre le emissioni di gas serra del 40% rispetto ai livelli del 1990 nei prossimi 10 anni, questo obiettivo deve essere potenziato per rientrare nei parametri dell’Accordo di Parigi.

Secondo l’agenda UE, a settembre la Commissione potrebbe proporre una riduzione delle emissioni del 50% o 55% entro il 2030 a seguito di una valutazione d’impatto, concordando l’obiettivo con gli Stati membri e i rispettivi ministri dell’Ambiente. Tuttavia, da quanto dichiara il ministro tedesco, Svenja Schulze, “alcuni paesi sono scettici”.

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La Commissione intende lanciare un fondo UE da 40 miliardi di euro per supportare la dercarbonizzazione delle regioni dipendenti dai combustibili fossili. Tuttavia, gli investimenti necessari per raggiungere gli obiettivi climatici 2030 attuali dovrebbero essere molto più elevati, pari a circa 2,4 miliardi di miliardi di euro entro il 2027.

Questa settimana, Polonia, Slovacchia, Bulgaria, Romania, Repubblica Ceca e Ungheria hanno scritto alla Commissione affermando che non sosterranno un nuovo obiettivo fino a quando non vedranno la valutazione d’impatto. Secondo Schulze, “bisogna fare capire a questi paesi perché un aumento del taglio delle emissioni è così importante e qual è l’aiuto che l’esecutivo UE fornirà loro per raggiungere tale obiettivo”.

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Per i paesi dell’Europa dell’est, infatti, è fondamentale riuscire a capire nel dettaglio quali siano i reali costi sociali, ambientali ed economici derivanti da obiettivi climatici 2030 più ambiziosi. Finora, secondo quanto dichiarato, un nuovo obiettivo per il taglio delle emissioni di gas serra non è strettamente necessario. Di contro, paesi come Spagna, Danimarca, Svezia, Finlandia, Paesi Bassi, Austria e Lussemburgo sostengono una riduzione delle emissioni di almeno il 55% entro il 2030.

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