Il 15 gennaio si è tenuta la prima riunione informale dei 27 ministri dell’Ambiente per trovare una posizione comune sul target intermedio di riduzione delle emissioni di gas serra. In attesa della proposta della Commissione, attesa per il 6 febbraio, i pesi massimi – Francia e Germania – non si pronunciano. E anche l’Italia prende tempo. Solo 3 paesi sono apertamente a favore di un target almeno del -90%, a cui forse se ne aggiungeranno altri 5
Con gli obiettivi clima UE al 2040 si definisce l’ambizione climatica del prossimo decennio
(Rinnovabili.it) – Bilanciare la competitività del sistema industriale europeo con l’azione contro la crisi climatica. Sotto questo imperativo, dichiarato dal commissario al Clima Wopke Hoekstra, inizia a scricchiolare l’ambizione degli obiettivi sul clima UE al 2040. La prima riunione informale tra i Ventisette per decidere il target intermedio, fondamentale per restare sulla giusta traiettoria e raggiungere la neutralità climatica nel 2050, si è svolta il 15 gennaio e ha rivelato un fronte di paesi scettici e altri – tra cui alcuni pesi massimi – che non hanno ancora preso posizione.
Tutto ruota attorno a un numero: -90%. È il livello minimo di riduzione delle emissioni di gas serra suggerito l’anno scorso dallo European Scientific Advisory Board on Climate Change, un organo consultivo che ha vagliato le evidenze scientifiche e ha stabilito che le emissioni dovranno essere ridotte almeno del 90-95% rispetto ai livelli del 1990.
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Hoekstra ufficialmente sceglie la via dell’intransigenza: impossibile negoziare sotto il -90%, inteso come riduzioni nette delle emissioni. Ma nella discussione tra ministri dell’Ambiente il tema della protezione dell’industria europea è emerso con forza. Supportato dalla “fatica” di 5 anni di Green Deal, che sugli ultimi provvedimenti si è fatta sempre più palese.
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Quali sono le posizioni dei Ventisette sugli obiettivi sul clima UE al 2040? Da un lato, c’è una nutrita pattuglia di Stati che vuole convintamente rispettare le indicazioni dell’Advisory Board e punta al -90%. Ne fanno parte la Danimarca e la Bulgaria, convinte che il nuovo target, se ambizioso, non possa che giovare alla competitività dell’UE. Anche l’Irlanda sposa questa linea. Mentre potrebbero essere sulla stessa posizione Olanda, Finlandia Svezia, Lussemburgo e Spagna, paesi che da un decennio coordinano in modo più stretto le loro politiche climatiche nella cornice della High Ambition Coalition. Anche la Polonia ha lanciato segnali a favore del -90%, salvo poi precisare che tutto è ancora da stabilire.
Tra gli scettici si colloca apertamente l’Ungheria. “Vorremmo vedere la proposta” della Commissione, prevista per il 6 febbraio, ha spiegato Anikó Raisz, ministro dell’Ambiente di Budapest. Che sottolinea: le specificità nazionali dovranno essere prese in considerazione. Non si sono ancora pronunciati altri paesi che pesano molto nelle dinamiche del Consiglio e che nel tempo hanno mostrato sempre meno ambizione climatica, anche se per ragioni diverse. L’Italia è tra queste, insieme a Francia e Germania.