Il rapporto di monitoraggio annuale dell’EEA
(Rinnovabili.it) – L’Europa è sulla buona strada per raggiungere l’obiettivo sui tagli delle emissioni entro il 2030, ma è completamente fuori rotta su consumo d’energia, gas serra dall’agricoltura, riuso di materia, impronta dei consumi ed agricoltura biologica. Sono solo 5 su 28 gli indicatori sugli obiettivi clima UE al 2030 dove i risultati già raggiunti e le politiche approvate sono adeguate. Nel 70% degli ambiti, invece, centrare i target del decennio è “improbabile” o “molto improbabile”. A certificarlo è l’Agenzia Ambientale Europea (EEA) nel primo rapporto annuale di monitoraggio dell’azione climatica del continente.
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Obiettivi sul clima dell’UE al 2030: luci e ombre sulle emissioni di gas serra
Abbastanza positivo il giudizio sul pacchetto legislativo Fit for 55, l’insieme di misure presentato dalla Commissione nel 2021 con cui l’UE ha impostato il suo percorso di transizione. Per quanto riguarda la riduzione dei gas a effetto serra – l’obiettivo è ridurli del 55% entro il decennio rispetto ai livelli del 1990 – l’EEA giudica che l’azione UE sia sufficiente: è “probabile, anche se incerto” che si riuscirà a raggiungere il target. Se da un lato “è in corso un rafforzamento delle politiche da parte degli Stati membri e si prevede una graduale accelerazione nella riduzione delle emissioni di gas serra nei prossimi anni”, dall’altro “le politiche e le misure attuali e previste non sono ancora sufficienti per raggiungere l’obiettivo di emissioni nette del 2030”.
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Malissimo invece il versante dei tagli dei gas serra che risultano dall’uso dei suoli, che comprende le performance climatiche delle attività agricole e dell’allevamento, oltre alla gestione delle foreste e il ripristino degli ecosistemi degradati. Per ora gli sforzi dell’UE in questo campo sono “ben al di sotto dell’obiettivo, mentre la tendenza degli ultimi 10 anni sta andando nella direzione sbagliata e dovrà essere invertita”.
Promossa, rimandata, bocciata: la pagella dell’UE sulla transizione
L’Europa è certamente promossa in 5 indicatori su 28. Vanno nella giusta direzione le politiche per abbattere il numero di morti premature dovute alle polveri sottili, ma anche la spesa per la tutela dell’ambiente e la promozione dell’innovazione green. Così come l’aumento dei green jobs e la quota della green economy sul totale del pil UE.
Nella maggior parte dei casi, però, l’Europa sta faticando a promuovere politiche realmente incisive. Il raggiungimento di ben 15 indicatori su 28, il 50%, è catalogato come “improbabile”. L’Europa è rimandata sulle misure di adattamento alla crisi climatica e sull’economia circolare per consumo di materie prime e rifiuti, sull’inquinamento da nitrati nelle falde e su tutti gli aspetti della tutela della biodiversità e degli ecosistemi.
La rotta è quella sbagliata anche per gran parte della transizione energetica. La quota di rinnovabili sul consumo totale di energia e il potenziamento del trasporto pubblico sono gli ambiti con i risultati migliori, ma ancora insufficienti. Tutto il resto ottiene il punteggio più basso dall’EEA. “È molto improbabile che gli obiettivi 2030 sull’efficienza energetica vengano raggiunti”, scrive l’Agenzia riferendosi alla riduzione dei livelli di consumo di energia primaria e finale rispettivamente a 992,5 e 763 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio. “È anche molto improbabile che vengano raggiunti gli obiettivi del 2030 di raddoppiare il tasso di utilizzo circolare dei materiali rispetto ai livelli del 2005 e di raggiungere almeno il 25% dei terreni agricoli dell’UE destinati all’agricoltura biologica”, sottolinea il rapporto.
Europa bacchettata anche sul taglio dei sussidi fossili (“oggi la maggior parte dei paesi non ha piani per il phase out” delle fossili, nota il rapporto), su consumo di suolo e di risorse idriche, oltre che sulle diseguaglianze ambientali.