Senza ulteriori azioni, siamo diretti verso un aumento della temperatura globale di 2,6°C entro la fine del secolo, ben oltre il limite di 1,5°C fissato dall’Accordo di Parigi. E’ su questa traiettoria che ci stanno portando gli attuali obiettivi sul clima del G20, il gruppo di paesi che da solo pesa per circa l’80% delle emissioni di gas serra mondiali.
Per questo motivo, l’aggiornamento degli NDC (i contributi determinati a livello nazionale, che ogni paese deposita all’Unfccc) con orizzonte 2035, in scadenza entro febbraio, sarà determinante per ridurre il divario tra gli attuali impegni e la traiettoria necessaria per 1,5°C.
Lo sostiene il rapporto Global Energy and Climate Outlook 2024 del Joint Research Center della Commissione UE, pubblicato nei giorni scorsi (scaricalo in fondo all’articolo).
Obiettivi clima G20, quali sono le priorità?
Quali sono le priorità per correggere la traiettoria emissiva dei paesi più industrializzati? Restare sotto la soglia di 1,5 gradi, oggi, richiede:
- un’immediata riduzione delle emissioni in tutti i settori;
- entro il 2030, raggiungere gli obiettivi della COP28 di triplicare la capacità globale di energia rinnovabile e raddoppiare l’efficienza energetica rispetto al 2022;
- entro il 2035, raggiungere una riduzione del 56% delle emissioni rispetto ai livelli del 2022;
- entro il 2050, raggiungere una riduzione del 90% rispetto al 2022.
Per l’UE il compito è ancora più gravoso. Il contributo dell’Europa prevederebbe -67% di gas serra al 2035, rispetto ai livelli del 2022, per centrare 1,5 gradi. Ovvero, scendere a circa 1.023 milioni di tonnellate di CO2 equivalente l’anno, mentre l’UE si attesta oggi intorno ai 3.400 MtCO2eq.
“Un progresso sostanziale durante questo decennio è fondamentale per mantenere a portata di mano un obiettivo di riscaldamento globale di 1,5°C”, sottolinea il rapporto del JRC.
I ritardi nel raggiungimento degli obiettivi globali della COP28, o obiettivi climatici G20 più deboli durante il prossimo ciclo di NDC, comportano il rischio di “un superamento della temperatura ancora più elevato”, con più impatti climatici sui sistemi naturali e umani, e “l’innesco di potenziali tipping point irreversibili nel sistema climatico terrestre”, continua il JRC.
Calcolando gli obiettivi NDC aggiornati a giugno 2024 e gli impegni per la decarbonizzazione nelle strategie a lungo termine (2050), il JRC conclude che “permangono grandi lacune di ambizione e attuazione”.
Secondo le proiezioni, arriveremo a un picco delle emissioni globali entro il decennio in corso, un miglioramento rispetto alle proiezioni realizzate gli anni scorsi.
Tuttavia, il picco emissivo non impedirà al termometro globale di continuare a crescere, raggiungendo i 2,6°C sopra l’epoca pre-industriale. La piena attuazione degli obiettivi NDC esistenti e degli impegni di decarbonizzazione di metà secolo “riduce questo aumento a 1,8°C“, calcola il JRC. Cioè al rispetto dell’obiettivo meno ambizioso di Parigi.
Come è fatta la traiettoria compatibile con 1,5°C?
Per arrivare a 1,5 gradi bisogna quindi accelerare sia lato normativa sia per quanto riguarda l’attuazione di leggi e strategie di transizione energetica. Quali sono i parametri da rispettare per essere compatibili con una traiettoria verso 1,5°C?
Il rapporto del JRC approfondisce 4 ambiti. Per ciascuno fornisce alcuni indicatori chiave.
- Produzione di elettricità pulita. Nello scenario di 1,5°C, nessun paese del G20 ha un’intensità di carbonio superiore a 300 grammi di CO2/kWh entro il 2035 e nessun paese supera i 100 grammi di CO2/kWh entro il 2050. La quota di generazione di elettricità non fossile è superiore al 50% entro il 2035 e tutti i paesi del G20 devono avere almeno l’80% di generazione non fossile entro il 2050.
- Elettrificazione degli usi finali e miglioramento dell’efficienza energetica. Nessun paese G20 ha una quota di elettricità nel consumo finale di energia inferiore al 35% entro il 2035 e al 55% entro il 2050.
- Decarbonizzazione dei settori difficili da ridurre (hard to abate). Entro il 2035 la maggior parte dei paesi G20 deve catturare tra il 5 e il 20% delle emissioni industriali con CCS (cattura e stoccaggio della CO2), una quota che aumenta al 40-60% entro il 2050. Sempre entro il 2035, nessun paese G20 ha più del 5% di idrogeno e e-fuel nel mix, che al 2050 sta tra il 3 e il 16% (causa costi elevati e applicazione limitata).
- Aumento delle emissioni negative. Le nazioni con grandi foreste e potenziale per una migliore gestione del territorio, come il Brasile e altri paesi sudamericani, l’Africa subsahariana e parti dell’Asia, raggiungono emissioni negative che superano ampiamente le loro emissioni residue nazionali.
Strategia | Obiettivi per il 2035 | Obiettivi per il 2050 |
Produzione di elettricità pulita | – Nessun paese G20 con intensità di carbonio > 300 g CO₂/kWh. – Quota di generazione non fossile > 50%. | – Nessun paese G20 con intensità di carbonio > 100 g CO₂/kWh. – Quota di generazione non fossile > 80%. |
Elettrificazione e efficienza energetica | – Nessun paese G20 con quota di elettricità nel consumo finale < 35%. | – Nessun paese G20 con quota di elettricità nel consumo finale < 55%. |
Decarbonizzazione dei settori difficili da abbattere | – CCS cattura il 5-20% delle emissioni industriali. – Idrogeno e e-fuel < 5% nel mix. | – CCS cattura il 40-60% delle emissioni industriali. – Idrogeno e e-fuel tra 3-16% nel mix. |
Scarica qui il report del JRC