Il 27 luglio la cabina di regia di Palazzo Chigi ha approvato la proposta di nuovo PNRR
(Rinnovabili.it) – Tra i 15,9 miliardi di tagli (definanziamenti) decisi dal governo nel nuovo PNRR molti riguardano l’ambiente e interventi di prevenzione e adattamento al cambiamento climatico. Oltre a integrare un capitolo sul piano Repower EU, la proposta di revisione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza presentata ieri sera dal ministro per gli Affari Europei Raffaele Fitto in cabina di regia a Palazzo Chigi toglie risorse importanti soprattutto al contrasto del dissesto idrogeologico. Ma non solo.
Fitto assicura che c’è “la certezza” che “il definanziamento di un intervento troverà il finanziamento negli altri programmi”. In pratica, questi 15,9 miliardi dovrebbero comunque arrivare, solo da altri capitoli. Quali? Il ministro ha citato il Piano Nazionale Complementare al PNRR, che è dotato di circa 30 mld con fondi nazionali, e i fondi UE delle politiche di coesione. Al momento, però, non c’è alcuna vera garanzia che le misure del PNRR saranno davvero coperte da queste altre fonti di finanziamento.
Ecco nel dettaglio tutte le misure del nuovo PNRR sul capitolo ambiente e clima che sono state definanziate.
Nuovo PNRR, cosa cambia sul capitolo dissesto idrogeologico
Dimezzati i fondi disponibili per il contrasto al dissesto idrogeologico. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza originariamente prevedeva 2,49 mld su questa misura (missione 2, componente 4, investimento 2.1), il nuovo PNRR ne cancella 1,287 mld. Sono toccate entrambe le misure previste, la 2.1a e la 2.1b, ma in modo diverso.
Le modifiche alla M2C4I2.1a nel nuovo PNRR
La misura 2.1a riguarda la prevenzione del dissesto idrogeologico tramite sia interventi strutturali che non strutturali, ha l’obiettivo di mettere in sicurezza 1,5 mln di italiani che vive in zone a rischio, ed è in capo al ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica.
Qui il governo cancella tutti i finanziamenti a questi progetti “in ragione della loro natura di progetti in essere”. Cosa significa? L’esecutivo sostiene che siano da rivedere perché sono precedenti all’entrata in vigore della riforma delle procedure per gli interventi sul dissesto idrogeologico, approvata a inizio 2022, che ha semplificato le procedure per finanziare gli interventi, rafforzato le strutture tecniche che supportano i commissari straordinari e migliorato l’operatività di Autorità di bacino e province.
Inoltre, sostiene ancora il governo, questi progetti sono precedenti al PNACC, il Piano nazionale di adattamento al cambiamento climatico. Che però non esiste ancora: l’esecutivo Meloni ne ha presentato una bozza a dicembre 2022, che ora è in fase di consultazione pubblica. Non si ha ancora una data per la sua adozione definitiva.
In realtà, per questa misura i progetti sono già stati presentati ma il processo di selezione è ancora in corso e in teoria si sarebbe dovuto concludere entro fine anno. In concreto, di che tipo di progetti si tratta? Su questa linea di finanziamento dovevano fare affidamento interventi come la costruzione di vasche di laminazione e casse di espansione, il dragaggio di fiumi, e simili.
I progetti sul dissesto in capo alla Protezione Civile
Diverso il discorso per la misura M2C4I2.1b, l’altra metà dei fondi per il dissesto idrogeologico. Qui il governo non ha toccato i finanziamenti, anche perché 1,1 mld sono già stati assegnati (su 1,2). Questa misura è in capo alla Protezione Civile e riguarda progetti di ricostruzione in aree interessate da disastri ambientali precedenti.
Qui il governo propone di “modificare la descrizione della tipologia di intervento e propone la riduzione del target finale nel testo della CID”, cioè l’allegato al PNRR che descrive i traguardi, gli obiettivi, gli indicatori e le scadenze per l’attuazione del sostegno finanziario. La modifica molto probabilmente serve per far “digerire” alla Commissione misure già finanziate che potrebbero non essere in linea con gli obiettivi di questo intervento. Degli oltre 1700 progetti presentati, infatti, alcuni molto difficilmente possono essere catalogati come misure per il dissesto idrogeologico e il rischio alluvione.
Le altre misure definanziate dalla revisione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza
Nel nuovo PNRR non trovano posto 110 milioni della misura per la tutela e la valorizzazione del verde urbano ed extraurbano (che vale in tutto 330 milioni). Di cosa si tratta? L’obiettivo era piantare 6,6 milioni di alberi e realizzare 6.600 ettari di nuove foreste sul territorio delle 14 città metropolitane. Intervento che avrebbe beneficiato la qualità dell’aria, la biodiversità, ma anche la resilienza del tessuto urbano a piogge abbondanti e ondate di caldo. Il motivo del definanziamento è “impossibilità oggettive a raggiungere pienamente l’obiettivo”, scrive il governo.
Altre misure che avrebbero avuto un impatto su ambiente e clima e che sono state tagliate dal governo fanno capo agli interventi per la valorizzazione del territorio e l’efficienza energetica dei Comuni (-6 miliardi, molti riguardavano la messa in sicurezza di strade e in parte incidono anche sul dissesto idrogeologico), per la rigenerazione urbana (3,3 miliardi), e ai piani urbani integrati (2,5 miliardi). Il MASE perde poi tutte le risorse previste per la promozione di impianti rinnovabili innovativi, incluso quelli offshore, cioè 675 milioni.