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Cingolani: Nel nuovo PNIEC +60 GW di rinnovabili e -51% di CO2

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Foto di Jose Roberto Jr. Del Rosario da Pixabay

 Conto alla rovescia per il nuovo PNIEC 2030 italiano

(Rinnovabili.it) – Più rinnovabili in rete, sia programmabili che non. Maggiori semplificazioni per i futuri impianti. Un obiettivo di riduzione delle emissioni di gas serra più ambizioso. Questi i prossimi passi del Governo italiano che si appresta a licenziare il nuovo PNIEC, Piano nazionale integrato energia e clima 2030. Il documento sostituirà il testo presentato a gennaio 2020 per andare incontro al nuovo target climatico dell’Unione Europea. Nell’autunno dello scorso anno, infatti, l’esecutivo van der Leyen ha introdotto, nella prima legge sul clima UE, un vincolante meno 55% di CO2 comunitaria, da raggiungere entro fine decennio. Per poi mirare alla piena neutralità climatica al 2050. Un percorso che chiede oggi ai 27 Stati membri di rivedere l’impegno inchiostrato nei rispettivi piani nazionali. 

Le energie rinnovabili nel nuovo PNIEC italiano

Cosa cambierà per l’Italia? Ad anticiparlo è il Ministro alla Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, audito ieri in Senato. Parlando alla Commissione Industria, Cingolani ha presentato i punti salienti del nuovo PNIEC. A cominciare dal taglio dei gas serra che dovrebbe passare da meno 33% ad un meno 51% entro il 2030. Il condizionale è d’obbligo dal momento che per la conferma delle stime governative si aspetta il pacchetto europeo Fit for 55, in uscita oggi.

Ma se dovesse rimanere questa la percentuale di decurtazione, l’Italia dovrà incrementare la produzione energetica rinnovabile di circa 60 GW sopra ai 56 GW attivi al 2020. A titolo di confronto, il vecchio PNIEC proponeva una crescita di solo 39 GW. L’aumento, sottolinea il ministro, sarà sia a carico delle rinnovabili programmabli (idroelettrico, bioenergie, geotermia) che non (fotovoltaico ed eolico). Per la precisione sarebbero le seconde a fare la parte da leone, con 64 GW di capacità fotovoltaica e 23 GW per l’eolico. Il ministro ha affermato che tutte le previsioni dovranno essere “verificate anno per anno”, in base all’andamento tecnologico. E che la scelta del tipo di misura più efficace ha alla base due variabili imperniate, da un lato, sulla maturità del mercato e, dall’altro, sulla maturità tecnologica.

I decreti FER1 e FER2

Il nuovo PNIEC italiano costituisce però solo una parte di un quadro più complesso, di cui fanno parte anche i prossimi decreti ministeriali pro rinnovabili. Parliamo dell’aggiornamento del Decreto Fer1 e del nuovo Fer2. Entro agosto sarà proposta in Consiglio dei ministri la proroga del Fer1 con alcune modifiche di natura semplificatoria, assieme alla pubblicazione del cronoprogramma delle aste.

A settembre invece dovrebbe vedere la luce l’atteso FER2, contenente incentivi e gare per le tecnologie rinnovabili escluse dal DM precedente. A dicembre, infine, il Governo introdurrà misure di aiuto alle tecnologie più sperimentali e con costi maggiori. Alcune riforme, sottolinea il numero uno del MiTE, saranno inserite in occasione del recepimento della direttiva 2018/2001 (cosiddetta “direttiva RED II”).

Ma la strategia per le fonti di energia rinnovabile elettriche non prevede solo incentivi. Cingolani ha puntato i riflettori anche sulla necessità di uno sviluppo della rete e dei sistemi di accumulo, dell’individuazione, con le regioni, delle aree idonee per gli investimenti, e di modifiche delle procedure autorizzative. Ha paventato quindi il rischio, nel breve periodo, di nuovi aumenti per gli oneri di sistema in bolletta che potrebbero sommarsi agli aumenti di prezzo determinati dalle nuove logiche del mercato internazionale e dal costo del carbonio. “L’unico modo per uscire da questi aumenti è incrementare il più velocemente possibile la produzione di energia da fonti rinnovabili. Per questo la semplificazione delle procedure per l’installazione di rinnovabili è importantissima”.

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