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Nuova Via della Seta: 128 GW installati di cui 39 rinnovabili

Nuova Via della Seta
Credits: Wood Mackenzie

One Belt One Road, a che punto è l’energia?

(RInnovabili.it) – Sono passati 10 anni da quando Pechino ha lanciato la sua Belt and Road Initiative, anche nota come Nuova Via della Seta, maxi progetto di sviluppo infrastrutturale globale. E oggi la società d’analisi Wood Mackenzie fa il punto della situazione per capire quanto la strategia cinese abbia influito sulla crescita energetica al di fuori dei suoi confini. Si scopre così che in questi dieci anni la “One Belt One Road” ha realizzato oltre 300 progetti energetici all’estero, per un valore di investimento stimato di circa 200 miliardi di dollari e una capacità totale cumulata di 128 GW.

Non si è trattato sempre di una strada in discesa. Il 20 per cento dei progetti energetici pianificati, infatti, non ha mai visto la luce a causa di una serie di problemi che ne hanno portato alla cancellazione o all’accantonamento. I dati riportati nel nuovo rapporto Belt & “Road at 10: powering on through growing pains“, mostrano come la maggior parte delle opere (68 per cento) giunte a compimento sono impianti rinnovabili o sistemi low carbon (una percentuale minima è legata al nucleare). Di contro, tuttavia, la più alta quota di capacità installata (57 per cento) appartiene alle fonti fossili tradizionali: carbone, gas e petrolio.

In questo complesso i paesi dell’Asia risultano la destinazione principale dei progetti energetici della Nuova Via della Seta, rappresentando il 75 per cento della capacità totale. In particolare Pakistan, Vietnam e Indonesia sono i tre principali mercati energetici della Belt and Road Initiative (BRI) su un totale di 72 paesi coinvolti. 

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Nuova Via della Seta, aumenterà il peso di fv ed eolico

Spiega Alex Whitworth, vicepresidente e responsabile della ricerca sull’energia e le energie rinnovabili per l’Asia Pacifico presso Wood Mackenzie “Nonostante i progressi compiuti, le aziende cinesi hanno dovuto affrontare sfide significative, in particolare nei mercati in via di sviluppo. Dei 481 progetti BRI monitorati da Wood Mackenzie, 72 sono stati cancellati o sospesi dopo l’avvio“. Le iniziative più colpite? Quelle in Asia e Africa.

 “I fattori più comuni che hanno portato al fallimento […] sono stati i cambiamenti nelle politiche e nei costi. Le aziende cinesi hanno dovuto affrontare maggiori rischi durante lo sviluppo di progetti greenfield, con un tasso di cancellazione o accantonamento del 27%, rispetto a un tasso di fallimento del 9% per i progetti chiavi in mano EPC (ingegneria, approvvigionamento e costruzione) puri”, ha aggiunto Whitworth.  Tuttavia, le prospettive future rimangono stabili. Gli analisti stimano una crescita annuale di circa 13 GW per i progetti cinesi all’estero e un ampio potenziale di rialzo per l’eolico e il solare. Asia e Africa rimarranno i primi due mercati, accogliendo il 93% delle opere future.

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