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I tecnici della Commissione UE dicono no al nucleare in tassonomia verde

Con una petizione, 13 membri del Technical Expert Group della Commissione europea smontano gli argomenti pro-atomo del JRC – sul cui parere si sta basando Bruxelles – e ribadiscono: non rispetta il principio di precauzione e vincola la società per almeno 80-130 anni, senza contare i tempi di smaltimento delle scorie

nucleare in Italia
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Nelle prossime settimane Bruxelles deciderà la sorte di nucleare e gas

(Rinnovabili.it) – Bruxelles sta facendo una scelta tutta politica dando l’ok al nucleare nella tassonomia verde, ma la maschera da decisione guidata dalla scienza. I dati e i fatti, al contrario, dicono chiaramente che l’atomo deve restare fuori dalla lista europea degli investimenti sostenibili. Lo sostengono 13 membri del Technical Expert Group della Commissione europea.

“La questione se l’energia da fissione nucleare sia conforme” al principio di precauzione che innerva i trattati comunitari (do not harm principle) e quindi anche la tassonomia UE “è stata al centro della valutazione del gruppo di esperti tecnici sulle tecnologie di fissione nucleare, che ha raccomandato alla Commissione di non includere il nucleare nella tassonomia UE delle attività ambientalmente sostenibili”, scrivono in una petizione.

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Un parere che continuano a sostenere, smontando l’argomentazione del JRC, il centro di ricerca in-house della Commissione, che ha invece redatto un rapporto tecnico con parere positivo al nucleare. Sul quale si sta basando l’esecutivo UE. “Le conclusioni tratte non possono essere completamente basate su prove scientifiche, poiché lo smaltimento geologico in profondità delle scorie nucleari ad alta attività comporta la necessità di un’adeguata garanzia di qualità e di un controllo della compatibilità della forma delle scorie, così come il monitoraggio degli impatti sulla salute e la conservazione delle conoscenze e della memoria per migliaia di anni”, precisano i firmatari.

Inoltre, sarebbe anche richiesta “la dimostrazione operativa dello smaltimento in Europa”. E ancora, sul lato etico: “Il fatto che secondo lo stato attuale delle conoscenze tecniche non ci siano alternative allo smaltimento geologico profondo come “soluzione” del problema dei rifiuti nucleari non toglie il suo carattere eticamente problematico.

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Anche includere il nucleare in una lista di attività transitorie non sarebbe la scelta giusta, prosegue la petizione dei tecnici della Commissione. Questa categoria è pensata per evitare di restare agganciati a una data tecnologia o fonte energetica per troppo tempo. Ma i tempi del nucleare sono molto lunghi. “Le centrali nucleari a fissione richiedono almeno 10 anni per essere costruite (con esperienze recenti che indicano addirittura 20 anni per l’EPR), mentre devono rimanere operative per 50-60 anni”. Poi c’è lo smantellamento, che “richiederà altri 20-50 anni”. In totale, la decisione di costruire nuove centrali nucleari blocca le società per circa 80-130 anni, senza contare gli anni necessari per stoccare il combustibile esaurito o smaltire le scorie di alto livello”.