Rinnovabili

Il nucleare si farà con gli incentivi. Un ruolo per il GSE?

Il nucleare si farà con gli incentivi: un ruolo per il GSE

Il nucleare avrà la sua quota di incentivi. D’altro canto a livello mondiale è una fonte pesantemente sovvenzionata, in ogni fase della sua vita rappresenta un costo rilevante per le casse pubbliche. Non è cosa nuova, ne aveva già parlato uno dei principali alfieri del suo ritorno nel bouquet di fonti italiane, il titolare del MASE Gilberto Pichetto. “Sarà possibile prevedere incentivi come per eolico, solare, gas e tutte le altre fonti di energia”, aveva detto il 15 ottobre scorso alle commissioni Ambiente e Attività produttive della Camera. Il mercato previsto è principalmente quello degli energivori e delle società energetiche, quindi a fronte della collaborazione tra pubblico e privati ci sarà “una grossa fetta di investimenti anche da parte di questi ultimi”

Oggi il tema è stato nuovamente sollevato da chi di incentivi se ne intende, e cioè il presidente del Gestore dei servizi energetici Paolo Arrigoni. Il GSE potrebbe essere coinvolto attraverso la gestione dei meccanismi di incentivazione, spiega a margine di un appuntamento assolutamente nuclearista, la Giornata annuale dell’AIN, l’Associazione italiana nucleare, che ha riunito al Teatro Eliseo di Roma tutti i sostenitori dell’atomo italiano. In sostanza Arrigoni vede la tecnologia come la chiave per la fornitura di baseload dell’elettricità, una fornitura costante e ritenuta decarbonizzata, anche se molto ci sarebbe da dire sull’aspetto ambientale nel suo complesso, incluse le emissioni climalteranti nel ciclo di vita. 

L’atomo torni quindi nel bouquet immaginato dal governo per il prossimo futuro, ma nel frattempo certo si deve andare avanti sulle rinnovabili, spiega il presidente GSE. Le rinnovabili “le stiamo facendo, stanno crescendo. Ad ottobre rispetto allo scorso fine anno sono oltre 6 i GigaWatt installati, l’obiettivo di 131 GigaWatt al 2030 è raggiungibile”, rassicura, “teniamo presente però che si devono osservare quattro pilastri fondamentali: la decarbonizzazione, la sicurezza del sistema energetico, la competitività e la riduzione della dipendenza energetica e della dipendenza da minerali critici”. Detto questo, “il GSE potrebbe essere ingaggiato in futuro quando la tecnologia dovesse prendere piede attraverso la gestione dei meccanismi di incentivazione, i Contratti per Differenza- CFD“.

Infatti, a viale Maresciallo Pilsudski “abbiamo esperienza decennale su questi meccanismi di incentivazione, potremmo essere ingaggiati in tal senso, compreso il ritiro di energia dedicata per poi attraverso procedure concorrenziali metterla a disposizione di comparti industriali del Paese, a partire dai settori ‘hard to abate’, settori energivori che non possono essere elettrificati”. E se la soluzione ricadesse su gas, quindi su molecole e non elettroni, dovrebbe trattarsi di “molecole rinnovabili, non metano, e il nucleare potrebbe essere di supporto, di aiuto, attraverso la produzione di idrogeno”, spiega Arrigoni.

Insomma, per farla breve, “le rinnovabili devono essere sviluppate, il governo le sta sostenendo, ma se ci riferiamo alle tecnologie trainanti come fotovoltaico e eolico non sono programmabili, sono intermittenti, necessitano di sviluppo di rete e sistemi di accumulo”, ricorda Arrigoni. Il sistema energetico, certamente, deve essere assolutamente sicuro, bilanciato, “quindi le rinnovabili devono essere abbinate a un baseload che oggi è garantito da centrali turbogas, alimentate a fossili. Se per la decarbonizzazione li dobbiamo eliminare il baseload non può che essere garantito dal nucleare”. E allora si potrebbero anche distribuire forme di incentivazione all’atomo.

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