Rinnovabili

Mini-reattori, l’Italia scommette sul nucleare dedicato per l’acciaio

Nucleare dedicato per l’acciaio: la filiera italiana si mobilita
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Il PNIEC 2030 non cita mai l’opzione del nucleare dedicato per l’acciaio

È passata quasi inosservata una frase detta a inizio luglio dal ministro Pichetto in un’intervista a Quotidiano Sud. Il titolare del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica aveva da poco inviato il testo definitivo del PNIEC 2030 alla Commissione UE, in cui ha fatto spazio a uno “scenario nucleare” dove l’atomo coprirebbe l’11% del mix nazionale entro il 2050. Puntando, soprattutto, sugli SMR, i mini-reattori modulari, cioè impianti di piccola taglia che sarebbero più economici e potrebbero entrare in funzione in tempi più brevi. E in un inciso annunciava che il MASE sta studiando una normativa che permetta, alle industrie, di dotarsi di reattori nucleari a servizio della produzione locale. Non era solo un’idea che circola tra le mura ministeriali, ma un progetto che coinvolge già attivamente la filiera italiana dell’atomo. Obiettivo: studiare la fattibilità del nucleare dedicato per l’acciaio.

Nucleare dedicato per l’acciaio, il contenuto del MoU

È questa la cornice in cui leggere il Memorandum of Understanding siglato oggi da EDF, Edison, Federacciai, Ansaldo Energia e Ansaldo Nucleare. Di cosa si tratta? I principali attori della filiera dell’energia nucleare italiana e francese uniscono le forze per valutare la fattibilità di sviluppare mini-reattori nucleari “da dedicare ai fabbisogni del settore siderurgico”, realizzare co-investimenti in tal senso, e analizzare le opportunità di approvvigionamento di medio-lungo termine di energia nucleare (facendo perno sull’interconnessione elettrica già esistente tra i due paesi).

Nello specifico, parlare di nucleare dedicato per l’acciaio significa considerare l’opzione di realizzare in Italia Small Modular Reactors nel corso degli anni ’30, una prospettiva auspicata dal governo Meloni negli ultimi 2 anni e messa nero su bianco nel PNIEC. Ma il Piano, riguardo al siderurgico, parla solo di idrogeno, CCUS, biogas e tecnologia DRI.

La tecnologia da impiegare per il nucleare dedicato all’acciaio, recita il comunicato stampa congiunto, sarebbe quella per mini-reattori modulari “adottata da EDF”. La stessa EDF, appena un mese fa, ha annunciato l’abbandono del progetto, in corso da 4 anni, per sviluppare una tecnologia SMR proprietaria attraverso la sua filiale Nuward. Il motivo? Gli investitori hanno sollevato troppi dubbi su tempi e costi reali, e non sarebbero più disposti ad aprire il portafoglio.

Si dovrà trattare, quindi, di tecnologia SMR che EDF reperirà sul mercato. Ansaldo Energia contribuirà al consorzio in qualità di Original Equipment Manufacturer di turbine e generatori e fornitore di servizi per l’industria energetica. Mentre Ansaldo Nucleare lo farà a livello di sviluppo di sistemi e componenti, fornitura di servizi e sviluppo di tecnologie avanzate per impianti nucleari.

Ansaldo Nucleare: “Speriamo in nuove centrali in Italia entro 10 anni”

L’accordo riveste un’importanza “cruciale” per la siderurgia italiana, sottolinea Antonio Gozzi, presidente di Federacciai. Per il quale è grazie al nucleare, “componente strategica e indispensabile”, che “l’Italia può diventare, nel giro di pochi anni, la prima nazione al mondo a produrre acciaio completamente decarbonizzato”. Altri paesi, in Europa, stanno già puntando su strategie molto diverse. La Svezia, ad esempio, lo scorso aprile ha messo sul tavolo 4,5 miliardi di euro per riconvertire ad acciaio verde l’impianto di Luleå e stima, entro il 2029, di riuscire a tagliare così il 7% delle emissioni nazionali.

Edison, per voce dell’ad Nicola Monti, parla di “opportunità fenomenale” per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione. Finora i principali studi effettuati sulla riduzione dell’impronta di carbonio dell’industria hard to abate italiana non hanno mai considerato l’opzione del nucleare, concentrandosi invece su forni elettrici accoppiati a rinnovabili, tecnologia DRI e idrogeno pulito.

Per l’ad di Ansaldo Nucleare, Daniela Gentile, l’auspicio è che il nuovo interesse per l’atomo in Europa e al di qua delle Alpi si traduca “nella realizzazione di progetti nucleari italiani nei prossimi 10 anni”.

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