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Nucleare: il Belgio chiude le sue centrali, ma non è un addio

Bruxelles chiuderà gli impianti di Doel e Tihange (salvo una coda velenosa della crisi energetica in corso) entro il 2025. Ma stanzia 100 mln di euro per la ricerca sugli SMR, i mini-reattori modulari che piacciono anche a Macron e Boris Johnson

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Oggi il nucleare copre il 40% del mix elettrico nazionale

(Rinnovabili.it) – Il Belgio ha deciso di chiudere definitivamente i suoi 7 reattori nucleari entro il 2025. Ma i negoziati tra i sette partiti che formano il governo non sono stati facili. Così fioccano i distinguo. Addio al nucleare, sì, ma a due condizioni: garantire l’approvvigionamento energetico nazionale e controllare i prezzi dell’energia. E l’ultima parola, il governo federale la dirà a marzo 2022. In caso di problemi, due reattori potrebbero restare attivi.

Addio nucleare convenzionale, benvenuti SMR

In realtà, più che un addio al nucleare, quello belga è un arrivederci. Il paese non è affatto intenzionato a rinunciare per sempre all’atomo, che attualmente soddisfa il 40% del fabbisogno elettrico nazionale. La chiusura delle 2 centrali nucleari che contengono i 7 reattori operativi (Doel e Tihange) dovrebbe essere compensata temporaneamente dal gas – ci sarebbero in progetto alcune nuove centrali, di cui una a Vilvorde, vicino Bruxelles. E nella stessa riunione, il governo ha stanziato 100 milioni di euro per potenziare la ricerca sul nucleare SMR, gli small modular reactors su cui è caduta anche la scelta della Francia.

Gli SMR o mini reattori modulari sono considerati la nuova frontiera dell’energia nucleare grazie a costi più contenuti e tempi di realizzazione più brevi, dopo i ripetuti fallimenti del nucleare EPR (i reattori europei ad acqua pressurizzata di III generazione avanzata). Un progetto a trazione francese che non è mai davvero decollato, quest’ultimo, accumulando ritardi, costi astronomici e preoccupanti difetti di design. La scorsa settimana è entrato in funzione il reattore EPR di Olkiluoto, in Finlandia: doveva essere pronto nel 2010 e costare 3 miliardi di euro, è arrivato con 12 anni di ritardo e un costo totale di circa 11 miliardi. Produrrà il 15% del mix elettrico finlandese.

Non va meglio per l’EPR francese in patria e nel mondo. A fine novembre una gola profonda dell’industria atomica ha rivelato che dietro l’incidente nucleare al reattore di Taishan 1, in Cina, avvenuto a giugno scorso, ci sarebbe un difetto di design. Difetto che potrebbe riguardare il suo fratello Taishan 2, ma anche le altre centrali che si appoggiano allo stesso design come la francese Flamanville e la stessa Olkiluoto.

Oltre alla Francia di Macron (che ha intrattenuto la stampa per 2 ore e mezza, spiegando tra l’altro come Parigi vuole ‘réinventer le nucleaire’ con i mini-reattori modulari), sugli SMR ha deciso di puntare tutto anche la Gran Bretagna. Londra è in pole position su questo fronte. Ha garantito a novembre 250 milioni di euro di finanziamenti a Rolls Royce SMR, il ramo dell’azienda che si occuperà di migliorare il design e installare i primi mini reattori modulari atomici del Regno Unito. Ai finanziamenti pubblici si aggiungono altri 293 mln mobilitati dal settore privato.