Deregolamentazione selvaggia. È questo il compito del nuovo capo dell’Agenzia federale americana per la protezione ambientale. La storia si ripete. La nomina Lee Zeldin capo EPA da parte di Trump promette di replicare i tentativi abbozzati (e in parte riusciti) durante il 1° mandato (2016-2020) di smantellare l’architettura della legislazione ambientale americana, favorendo industrie inquinanti e compagnie fossili.
La nomina di Lee Zeldin a capo dell’EPA
La nomina di Lee Zeldin alla guida dell’Environmental Protection Agency (EPA) è una mossa strategica da parte di Donald Trump per consolidare una politica di deregulation ambientale che favorisca le aziende americane.
Motivazioni di Trump dietro la nomina di Lee Zeldin a capo dell’EPA
Il neopresidente l’ha chiarito: la scelta di Zeldin mira a eliminare vincoli che, a suo dire, frenano l’economia e limitano il potenziale industriale degli Stati Uniti. Trump ha parlato di “decisioni di deregolamentazione giuste e rapide” per “liberare il potere delle imprese americane”. In sintesi: la nomina di Lee Zeldin serve per promuovere l’energia fossile e ridurre le norme ambientali.
La deregulation è d’altronde uno dei fili rossi della nuova amministrazione. In queste ore è arrivato l’annuncio della nomina di Elon Musk a guidare (insieme a Vivek Ramaswamy) un organo di nuova creazione: il Department of Government Efficiency, il dipartimento dell’Efficienza governativa (DOGE). Il suo compito? “Smantellare la burocrazia federale, sforbiciare le regole in eccesso, tagliare gli sprechi e ristrutturare le agenzie federali”, dice Trump. Il tutto entro il 4 luglio 2026, l’anniversario dei 250 anni dell’indipendenza americana.
Affinità e divergenze tra Zeldin e Trump
Probabilmente, Trump ha scelto Zeldin per la sua storica opposizione alle normative sul cambiamento climatico e per il suo scetticismo verso accordi internazionali come l’Accordo di Parigi. Da cui Trump ha già promesso di uscire subito. Zeldin ha definito in passato il cambiamento climatico una “narrazione mediatica” e nient’altro.
Una posizione che sembra combaciare perfettamente con la visione del nuovo presidente. Invece dell’adattamento alla crisi climatica, la priorità deve andare all’autonomia energetica statunitense e al rafforzamento dell’industria dei combustibili fossili.
Cosa farà di preciso Lee Zeldin all’EPA?
Quale sarà il ruolo di Zeldin nell’agenda Trump per la deregolamentazione? Zeldin ha un passato da legislatore marcatamente pro-business e antiregolamentazione. In passato, come deputato al Congresso, ha votato contro normative che tutelano l’ambiente e promuovono energie alternative. Ha sostenuto, per esempio, il fracking e la costruzione di nuovi oleodotti, e ha anche proposto di rimuovere la tassa sui carburanti.
Nel suo nuovo ruolo come capo dell’EPA, Zeldin si concentrerà su alcune aree chiave della deregulation:
- Revoca delle regole sull’inquinamento atmosferico e clima: Zeldin ha già criticato le norme di Biden sulle emissioni, e si prevede che una delle sue prime azioni sarà smantellare molte delle regolamentazioni ambientali dell’era Biden che limitano le emissioni di gas serra. Questo passo potrebbe includere il ridimensionamento dei requisiti di emissioni per i veicoli e l’eliminazione di sussidi per le tecnologie a basse emissioni.
- Limitazione all’autonomia dei governi statali: La California e altri stati progressisti sono noti per imporre standard ambientali più rigorosi rispetto a quelli federali. Con Zeldin a capo dell’EPA, la nuova amministrazione Trump potrebbe esercitare pressioni per limitare il potere della California di imporre norme avanzate, soprattutto nel settore automobilistico, e spingere verso una standardizzazione che privilegi normative meno stringenti.
- Taglio dei finanziamenti all’energia pulita: Zeldin è critico nei confronti degli incentivi fiscali e dei finanziamenti previsti per le energie rinnovabili dall’Inflation Reduction Act. Sotto la sua guida, l’EPA potrebbe interrompere o ridurre i programmi di finanziamento a favore delle energie rinnovabili, per favorire invece l’industria del gas e del petrolio.
Picconare l’IRA di Biden
Zeldin sarà una pedina fondamentale nell’azione trumpiana di smantellamento dell’Inflation Reduction Act (IRA) voluto da Biden nel 2022.
L’IRA è il piano più sostanzioso per la transizione energetica degli Stati Uniti mai approvato finora. Il piano prevede ingenti investimenti in energie rinnovabili, con l’obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra e stimolare l’adozione di tecnologie più sostenibili. Tra le sue misure principali ci sono:
- Crediti d’imposta per le energie rinnovabili, come per l’energia solare ed eolica, per incentivare la produzione e l’installazione di impianti rinnovabili.
- Finanziamenti per la ricerca e lo sviluppo di tecnologie verdi, come la cattura e stoccaggio del carbonio (carbon capture), e per l’efficienza energetica nelle industrie.
- Incentivi per la mobilità elettrica, compreso il supporto all’adozione di veicoli elettrici tramite sgravi fiscali.
- Investimenti in infrastrutture verdi, come la costruzione di impianti di ricarica per veicoli elettrici e l’ammodernamento delle reti elettriche per supportare la generazione di energia rinnovabile.
In base a quanto annunciato in campagna elettorale e tenendo conto delle posizioni espresse in passato, Zeldin e Trump inizieranno a picconare l’architettura dell’IRA con due argomenti principali: l’elevato costo per il governo e la potenziale distorsione dei mercati energetici.
Zeldin ritiene da tempo che le politiche di Biden abbiano creato un carico finanziario eccessivo per l’economia, soprattutto attraverso aumenti delle tasse e spese pubbliche insostenibili. Gli incentivi, in quest’ottica, sono una indebita distorsione del mercato – che dovrebbe essere lasciato libero di puntare sulle tecnologie da adottare.
Trump considera l’IRA una serie di sussidi dannosi per le imprese energetiche tradizionali (petrolio, gas, carbone). Questo minerebbe alla base l’autonomia energetica degli USA. Secondo Trump, inoltre, gli incentivi per l’energia rinnovabile aumentano il costo dell’energia per i consumatori e le imprese.
Le reazioni alla nomina di Zeldin
I gruppi ambientalisti negli Stati Uniti, come il Sierra Club e la League of Conservation Voters (LCV), hanno subito condannato la nomina di Zeldin.
Il Sierra Club accusa Trump di voler svendere la salute degli americani, svuotare le protezioni ambientali e permettere alle grandi imprese di continuare a inquinare senza vincoli. La LCV sottolinea l’opposizione di Zeldin anche a pilastri fondamentali della legislazione ambientale USA come il Clean Air Act. Per Earthjustice, Zeldin non farà altro che mettere la politica davanti alla scienza e contribuire a smantellare la protezione ambientale USA.
Inevitabilmente, la notizia della nomina di Lee Zeldin a capo dell’EPA è atterrata come un macigno sulle ambizioni della Cop29 Clima in corso a Baku. Senza il 2° inquinatore mondiale, il successo della diplomazia climatica è molto più incerto. E l’uscita degli USA dall’Accordo di Parigi sarebbe un disincentivo a impegnarsi per le altre maggiori economie, che potrebbero temere una competizione “sleale” da parte di Stati Uniti non vincolati a una transizione industriale accelerata.
John Podesta, l’inviato speciale del presidente Biden per il clima, ha provato a rassicurare tutti alla Cop29: gli sforzi climatici degli Stati Uniti non si fermeranno con la rielezione di Trump, ha affermato. Ma Podesta ha anche riconosciuto che Trump riporterebbe gli Stati Uniti fuori dall’Accordo di Parigi e cercherebbe di ridurre le normative ambientali.
FAQ
- Perché Trump ha scelto Lee Zeldin per l’EPA?
Trump ha scelto Lee Zeldin per la sua visione deregolamentatrice, puntando su politiche che promuovano il libero mercato e la crescita economica, contrastando le normative ambientali restrittive. Zeldin è visto come un alleato nella missione di ridurre le regolamentazioni federali e promuovere l’energia fossile. - Quali sono le posizioni di Zeldin sul cambiamento climatico?
Zeldin ha storicamente messo in dubbio l’urgenza del cambiamento climatico, criticando l’Accordo di Parigi e opponendosi a molte regolazioni ambientali. Ha sostenuto iniziative legate alle energie rinnovabili ma si è spesso allineato con politiche favorevoli all’industria dei combustibili fossili. - Come la nomina di Zeldin influenzerà la COP29 e la politica ambientale globale?
La nomina di Zeldin preoccupa gli attori internazionali, poiché potrebbe segnare un ritorno delle politiche americane verso l’indebolimento degli impegni climatici globali. La sua visione deregolamentatrice rischia di ridurre la leadership degli Stati Uniti nelle iniziative climatiche globali, influenzando negativamente i negoziati alla COP29.