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Phase out, PAC, investimenti rinnovabili: 13 priorità per la neutralità climatica UE

Neutralità climatica UE: 13 priorità per non mancare l’obiettivo 2050
Foto di Markus Spiske su Unsplash

Raggiungere la neutralità climatica UE entro il 2050 “è una corsa contro il tempo”

(Rinnovabili.it) – Tagliare immediatamente i sussidi alle fossili. E allineare le politiche UE all’obiettivo del phase out. Che deve avvenire entro il 2040 per elettricità e riscaldamento. Ma anche fornire un quadro stabile per gli investimenti nelle rinnovabili. Allineare la politica agricola comune agli obiettivi sul clima. Limitare lo sviluppo di CCS e idrogeno solo per quei settori dove non c’è alternativa per decarbonizzare. E approvare in fretta tutti i capitoli pendenti del Fit for 55. Tutto questo, ben prima del 2030. Sono alcune delle 13 raccomandazioni formulate dall’Advisory Board dell’Unione Europea per il clima nell’ultimo rapporto sulla traiettoria verso la neutralità climatica UE al 2050 pubblicato oggi.

“L’UE ha compiuto grandi progressi negli ultimi anni per rafforzare il proprio quadro politico sul clima. Ma raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 è una corsa contro il tempo, e non possiamo permetterci di tirarci indietro adesso”, commenta Ottmar Edenhofer, presidente del comitato consultivo. “Per rimanere sulla buona strada, dobbiamo assicurarci che le azioni di oggi siano in linea con i nostri obiettivi a lungo termine e iniziare a prepararci per riduzioni ancora più profonde dopo il 2030”.

La strada verso il phase out delle fossili

Tra i punti su cui c’è più resistenza politica, e su cui il rapporto calca di più la mano, c’è il phase out delle fossili tanto discusso alla COP28 di Dubai l’anno scorso. Rendere pienamente coerenti le politiche UE con questo obiettivo è una “raccomandazione chiave”, scrive l’Advisory Board UE sul clima. Per come sono strutturate ora, queste politiche “rischiano di inchiodare le infrastrutture energetiche dell’UE ai combustibili fossili ad alta intensità di emissioni”.

Un punto da affiancare allo sblocco della direttiva sulla Tassazione dell’Energia, ancora arenata in sede di Consiglio, per dare nuova linfa allo sviluppo delle rinnovabili. Ma anche a nuove politiche, più ambiziose di quelle contenute nel Fit for 55. Il rapporto suggerisce di affrontare i temi della riduzione della domanda di materiali, energia e prodotti ad alta intensità di emissioni. “Ciò comporterebbe vantaggi collaterali più elevati e compromessi ridotti rispetto a un approccio focalizzato prevalentemente sulla decarbonizzazione dell’offerta”, spiegano gli autori.

La PAC non funziona

Poi c’è l’enorme capitolo della PAC. Che la politica agricola comune non stia dando i risultati sperati in termini di riduzione delle emissioni lo ha notato più volte, anche di recente, la Corte dei Conti UE. Per l’Advisory Board UE sul clima, riformare la PAC è un tassello necessario per raggiungere la neutralità climatica UE. Come? “Spostando il sostegno dalle pratiche agricole ad alta intensità di emissioni, come la produzione di bestiame, a prodotti e attività a basse emissioni”, spiega il rapporto. Oggi gli incentivi – che si mangiano 1/3 dell’intero budget europeo – finiscono invece in gran parte nelle tasche dell’agribusiness.

“Non possiamo raggiungere la neutralità climatica UE senza un’azione di mitigazione più forte, anche nei settori dell’agricoltura e dell’uso del territorio”, commenta Jette Bredahl Jacobsen, vicepresidente del comitato consultivo. “Gli agricoltori e i gestori del territorio devono essere incoraggiati con maggiore forza a ridurre le emissioni e ad aumentare il sequestro di CO2. Ciò potrebbe essere ottenuto fissando un prezzo sulle emissioni e premiando il sequestro di CO2 in questi settori”.

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