Alla COP26, Modi aveva promesso la neutralità climatica entro il 2070
(Rinnovabili.it) – Quando dal palco di Glasgow il presidente Narendra Modi aveva annunciato che l’India sarebbe diventata net-zero entro il 2070, tutta la COP26 aveva applaudito. L’impegno del terzo più grande inquinatore al mondo (il quarto se si considera l’UE come un blocco unico) sembrava poter rimettere sui binari giusti i negoziati sul clima, fino a quel momento avari di sorprese. Ma dopo l’annuncio, Nuova Delhi non ha presentato il piano concreto e dettagliato con cui pensa di raggiungere la neutralità climatica. Dopo mesi di silenzio, l’India ha finalmente fatto sapere che il documento sarà depositato ufficialmente a settembre, appena in tempo per la COP27 di Sharm el-Sheik.
Sarà sufficiente per colmare il gap di azione e rendere credibile l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2070? Dipende molto dal metro di giudizio che si usa. Se si valuta il contributo dell’India a tenere il riscaldamento globale al di sotto degli 1,5 gradi, con tutta probabilità il documento – il Contributo nazionale volontario (NDC), nella terminologia dell’accordo di Parigi – sarà “insufficiente”. È così che lo inquadra Climate Action Tracker, basandosi soprattutto sui pochi dettagli forniti per l’azione climatica con orizzonte 2030 da cui il documento non si dovrebbe discostare molto. Tra questi, la riduzione dell’intensità di carbonio dell’economia nazionale del 45% rispetto al livello del 2005 e delle emissioni assolute di 1 GtCO2e entro il 2030. Più di quanto promesso in precedenza.
Leggi anche COP26: India verso net-zero nel 2070
Se invece si valuta la coerenza con l’obiettivo di lungo termine, il grande punto interrogativo è quanti degli sforzi climatici promessi saranno condizionati all’arrivo di aiuti finanziari da parte dei paesi industrializzati. La posizione dell’India sulla transizione, infatti, prevede un massiccio aiuto esterno per accompagnare il paese senza scossoni verso un modello più sostenibile. Alla COP26, Modi aveva quantificato il supporto necessario con le cifre-monstre di 1.000 miliardi di dollari entro il 2030 e di 12.000 mld entro il 2060. Per avere un paragone, ad oggi i paesi più ricchi sborsano appena 100 mld l’anno per tutti i paesi più vulnerabili al climate change.