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Carbon Brief rifà i conti su neutralità climatica e riscaldamento globale

Non esiste un riscaldamento globale ‘inevitabile’, già ‘incorporato’ nelle emissioni prodotte finora. Secondo Carbon Brief, chi lo sostiene fa confusione tra quantità di emissioni e concentrazione di CO2 in atmosfera

Neutralità climatica: per Carbon Brief azzera in fretta il global warming
Foto di Gerd Altmann da Pixabay

La neutralità climatica darà effetti immediati sulle temperature globali

(Rinnovabili.it) – Raggiungere la neutralità climatica significa fermare davvero il riscaldamento globale. Perché non è vero che le temperature sono destinate comunque a salire. Perciò le scelte che compiamo oggi avranno degli effetti visibili immediati o quasi. Con questo messaggio, Carbon Brief prova a mettere ordine nella lunga serie di articoli scientifici che fanno previsioni sull’evoluzione del clima nei prossimi decenni.

E lo fa sgombrando il campo da uno degli assunti che, in effetti, sono più ricorrenti nella produzione accademica contemporanea. Parliamo delle cosiddette ‘committed emissions’, vale a dire quegli impatti sul clima che si devono ancora dispiegare ma che dipendono dalle emissioni che sono già state prodotte. Da qui l’idea che ci sia un certo quantitativo di riscaldamento globale ‘locked-in’, incorporato nelle emissioni già in atmosfera. E quindi che l’azione climatica, per quanto ambiziosa, non possa piegare verso il basso la curva del global warming tanto presto. Neppure dopo aver raggiunto la neutralità climatica.

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Secondo Carbon Brief, “le migliori prove disponibili mostrano che, al contrario, è probabile che il riscaldamento si fermi più o meno una volta che le emissioni di anidride carbonica raggiungono lo zero, il che significa che gli esseri umani hanno il potere di scegliere il proprio futuro climatico.

Come è possibile che su un punto del genere ci siano opinioni scientifiche così discordanti? In realtà la confusione c’è a livello di divulgazione, mentre la scienza su questo ha le idee chiare. Carbon Brief ricorda, ad esempio, che anche il report IPCC 1,5°C del 2018 fa un focus su questo punto. “Gran parte della confusione intorno al ‘committed warming’ deriva dal mescolare due concetti diversi: un mondo in cui i livelli di CO2 nell’atmosfera rimangono ai livelli attuali; e un mondo in cui le emissioni diventano net-zero e le concentrazioni iniziano a diminuire”.

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Il nodo è il dato della concentrazione di CO2. Perché resti costante, e quindi continui a far sentire i suoi effetti, ci devono essere delle emissioni ex novo capaci di compensare l’assorbimento da parte di suoli e oceani. Secondo alcuni calcoli, servirebbe almeno una quantità di emissioni pari al 30% di quelle attuali. Con la neutralità climatica e emissioni nette zero, invece, “le concentrazioni atmosferiche di CO2 diminuirebbero rapidamente, per poi stabilizzarsi ad un livello inferiore”.