Uno studio dell’università di Princeton delinea 5 percorsi possibili per la nuova amministrazione. Minimo comun denominatore: non si può perdere tempo
In 350 pagine, gli obiettivi settore per settore per raggiungere la neutralità climatica
(Rinnovabili.it) – La scorsa settimana Joe Biden ha nominato ufficialmente tutti i funzionari che lo affiancheranno per le politiche su clima e energia, verso l’obiettivo della neutralità climatica. Si tratta di esperti che si sono apertamente opposti alle scelte di Trump, in alcuni casi gestendo in prima persona i ricorsi in tribunale contro leggi e regolamenti dell’amministrazione uscente. E non pochi sono i volti noti per l’impegno sulla giustizia climatica e a favore delle minoranze, spesso le più colpite dagli effetti del cambiamento climatico.
I presupposti per aumentare considerevolmente l’ambizione climatica degli Stati Uniti, quindi, ci sono tutti. Ma cosa serve esattamente per colmare il gap che separa gli USA dall’obiettivo della neutralità climatica al 2050, che Biden potrebbe rendere ufficiale?
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La risposta prova a fornirla l’università di Princeton, in uno studio di 350 pagine dove analizza 5 percorsi possibili che Washington può intraprendere per diventare una nazione a emissioni nette zero entro la metà del secolo. Hanno tutti un punto in comune: i benefici si inizieranno ad avvertire presto, ma per raggiungere gli obiettivi climatici bisogna mettere in campo immediatamente delle politiche adatte. In altri termini: i prossimi 30 anni si decidono tutti adesso.
Un’America net-zero richiede “una mobilitazione immediata e su larga scala di capitale, politica e impegno sociale, inclusi almeno 2.500 mld di investimenti aggiuntivi in approvvigionamento energetico, industria, edifici e veicoli nel prossimo decennio rispetto a uno scenario business as usual”, si legge nel rapporto. La transizione sarà accessibile perché la spesa energetica degli Stati Uniti “aumenterebbe di meno del 3%” nel prossimo decennio, ma “le principali decisioni di investimento devono iniziare ora, con livelli di investimenti che aumentano durante la transizione”.
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Lo studio conclude che tutti i percorsi presentati verso la neutralità climatica si traducono in aumenti netti dell’occupazione nel settore energetico e in una sensibile diminuzione dell’inquinamento atmosferico, a vantaggio delle comunità locali. Ma tutto ciò dipende dalle scelte dei governi e dell’industria nel futuro immediato.
Nel rapporto, i ricercatori individuano 6 aree principali d’intervento e una serie di obiettivi specifici da raggiungere. Per l’efficienza energetica e l’elettrificazione, un parco EV di 300 mln di veicoli entro metà secolo e 130 mln di edifici con pompe di calore. Infrastrutture per la cattura e lo stoccaggio della CO2 (CCS) capaci di gestire volumi annui di 0,9-1,7Gt di CO2. La capacità di produzione di turbine e fotovoltaico dovrebbe aumentare drasticamente entro il 2050, fino a 45 volte per l’eolico e 120 volte per il solare. Riduzione del 20% sui valori attuali delle emissioni non-CO2 (metano, NOx, …). Da 8 a 19 EJ di idrogeno da biomassa con CCS (BECCS), elettrolisi (idrogeno rinnovabile) o reforming del metano. E un potenziale di cattura della CO2 da parte di foreste e aree agricole rispettivamente di 0,5-1 Gt CO2e e 0,2 Gt CO2e l’anno.