Le legge sull’Industria delle zero emissioni è pronta per la Gazzetta
Si è concluso stamane con l’ultimo via libera, quello del Consiglio dell’Unione Europea, l’iter legislativo del Net Zero Industry Act, la legge comunitaria sull’Industria delle zero emissioni. Il provvedimento, tanto atteso quanto criticato, istituisce un quadro di misure per rafforzare l’ecosistema manifatturiero del Blocco e utilizzando la forza del mercato unico per consolidare il ruolo dell’Unione nella produzione di tecnologie industriali verdi.
Nei suoi 38 articoli prova a toccare tutte le questioni più spinose del momento, definendo un percorso di crescita e rafforzamento per l’industria net zero europea che, almeno sulla carta, dovrebbe tener testa alla crescente competizione cinese e al nuovo appeal degli incentivi statunitensi.
Per i responsabili politici e funzionari comunitari si tratta ovviamente di una “pietra miliare”. “Con la normativa sull’industria a zero emissioni nette, l’UE dispone ora di un contesto normativo che ci consente di espandere rapidamente la produzione di tecnologie pulite“, ha dichiarato la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen. “La legge crea le migliori condizioni per quei settori che sono fondamentali per raggiungere l’azzeramento delle emissioni nette entro il 2050“. “Questo atto giuridico aiuterà l’Europa a guidare la corsa globale verso le tecnologie verdi e farà in modo che il nostro contributo alla lotta contro il cambiamento climatico riduca anche le nostre dipendenze, rafforzi la nostra autonomia strategica e ci aiuti a creare crescita e posti di lavoro”, ha aggiunto Jo Brouns, Ministro delle Fiandre per l’Economia, che ha guidato il Consiglio UE.
Net Zero Industry Act, cosa è?
Il Net-Zero Industry Act è un atto progettato dalla Commissione Europa (e presentato a febbraio 2023) per aumentare la capacità di produzione dell’UE delle tecnologie necessarie per conseguire la neutralità climatica, tra cui pannelli solari, turbine eoliche e pompe di calore. L’obiettivo della normativa è garantire che i Ventisette trasformino la loro economia, mantenendo nel contempo l’autonomia strategica aperta dell’Unione. E assicurando ai cittadini l’accesso a un’energia pulita, sicura e a prezzi contenuti, senza nuove dipendenze. Questo nella pratica si concretizza con un target ben definito: “raggiungere almeno il 40% del fabbisogno annuo di diffusione delle tecnologie net zero prodotte nell’UE entro il 2030“.
Per non mancare la mission, la nuova legge sull’industria a zero emissioni nette stabilisce una serie di misure volte a:
- ridurre il rischio di perturbazioni dell’approvvigionamento connesse alle tecnologie net zero che potrebbero comportare una distorsione della concorrenza e la frammentazione del mercato interno, in particolare individuando e sostenendo l’incremento della capacità manifatturiera e delle relative catene di approvvigionamento;
- istituire un mercato dell’Unione dei servizi di stoccaggio di CO2;
- incoraggiare la domanda di tecnologie sostenibili e resilienti mediante procedure di appalto, aste e altre forme di intervento pubblico;
- migliorare le competenze attraverso il sostegno delle accademie, salvaguardando e creando in tal modo posti di lavoro di qualità;
- sostenere l’innovazione attraverso la creazione di spazi di sperimentazione normativa per tecnologie a zero emissioni nette;
- migliorare la capacità dell’Unione di monitorare e attenuare i rischi di approvvigionamento connessi a questi settori.
Quali sono le tecnologie a zero emissioni nette contemplate?
Nel dettaglio il Net-Zero Industry Act sostiene:
- Le tecnologie solari;
- Le tecnologie eoliche onshore e rinnovabili offshore;
- Le tecnologie delle batterie e dello stoccaggio energetico;
- Le pompe di calore e le tecnologie dell’energia geotermica;
- Le tecnologie dell’idrogeno;
- Le tecnologie sostenibili per il biogas e il biometano;
- Le tecnologie di cattura e stoccaggio del carbonio;
- Le tecnologie per le reti elettriche;
- Le tecnologie per l’energia da fissione nucleare;
- Le tecnologie per i combustibili alternativi sostenibili;
- Le tecnologie idroelettriche;
- Le altre tecnologie per le energie rinnovabili;
- Le tecnologie per l’efficienza energetica connesse al sistema energetico;
- Le tecnologie per i combustibili rinnovabili di origine non biologica;
- Le soluzioni biotecnologiche in materia di clima ed energia;
- Qualsiasi altra tecnologia industriale trasformativa per la decarbonizzazione;
- Le tecnologie di trasporto e utilizzo di CO2;
- La propulsione eolica e le tecnologie di propulsione elettrica per il trasporto;
- Qualsiasi altra tecnologia nucleare.
I progetti strategici, meno burocrazia più soldi
All’interno di questa grande lista, la legge introduce il concetto di “progetti strategici per tecnologie net zero”, ossia iniziative ritenute essenziali per migliorare e rafforzare la resilienza e l’autonomia dell’industria verde UE e per questo in grado di beneficiare di uno “status prioritario” a livello nazionale. Tale inquadramento permetterebbe ai progetti di ottenere un trattamento amministrativo rapido e una più veloce autorizzazione. Facendo sì, inoltre, che siano considerati “di rilevante interesse pubblico“, per essere trattati con urgenza in tutte le procedure giudiziarie e di risoluzione delle controversie. E potendo contare anche su una maggiore attenzione finanziaria e servizi di investimento.
Per ottenere una tale etichetta l’iniziativa deve però aumentare la capacità di produzione di una determinata tecnologia net zero nell’Unione, laddove il Blocco dipenda fortemente dalle importazioni da un unico paese terzo.
Net Zero Industry Act, le facilitazioni
La legge sull’industria a zero emissioni nette impone agli Stati membri di istituire sportelli unici che fungano da punti di contatto per i promotori dei progetti entro 6 mesi dall’entrata in vigore del provvedimento. Gli sportelli coordineranno l’intera procedura di rilascio delle autorizzazioni e forniranno consulenza ai progetti. L’atto introduce anche dei limiti temporali vincolanti per i paesi UE per l’intera procedura del permitting, a seconda dello status e delle dimensioni dei progetti:
- Per i progetti strategici: 9 mesi se la capacità produttiva annua è inferiore a 1 GW e 12 mesi se tale capacità è superiore a 1 GW o se la produzione non è misurata in GW.
- Per altri progetti industriali: 12 mesi se la capacità produttiva annua è inferiore a 1 GW e 18 mesi se tale capacità è superiore a 1 GW o se la produzione non è misurata in GW.
Criteri di Sostenibilità e Resilienza per aste e bandi
Altro punto fondamentale per il Net Zero Industry Act: i regimi di sostegno nazionali volti ad accelerare la diffusione delle tecnologie pulite tra le famiglie e i consumatori (ad esempio pannelli solari, pompe di calore) dovranno tenere conto dei criteri di sostenibilità e di resilienza della catena di approvvigionamento. Anche le procedure di appalto pubblico e le aste per le rinnovabili dovrebbero soddisfare tali criteri.
Nel dettaglio le norme dei bandi pubblici per l’acquisto di beni, lavori e servizi legati alle tecnologie strategiche dovranno garantire requisiti trasparenti, attuabili e armonizzati; e che la fornitura di tali prodotti nei Ventisette sia diversificata. In questo caso il contributo per la sostenibilità ambientale sarà un requisito minimo obbligatorio, mentre il contributo per la resilienza sarà applicato qualora vi sia una dipendenza da paesi terzi superiore al 50%. Lato aste, l’accordo provvisorio stabilisce che lo Stato membro potrà applicare sia criteri di prequalificazione che di aggiudicazione non legati al prezzo, come la sostenibilità ambientale, il contributo all’innovazione o l’integrazione dei sistemi energetici. Questi criteri dovranno applicarsi ad almeno il 30% del volume messo all’asta ogni anno per Stato membro.
La Commissione definirà i criteri per gli appalti e le aste e rivedrà il volume messo all’asta alla luce di una valutazione del funzionamento del sistema.
Le Valli industriali dell’Accelerazione
Gli Stati membri potranno designare “valli di accelerazione” per le tecnologie sopracitate. Si tratterebbe di specifiche aree territoriali approvate dai Paesi UE allo scopo di promuovere la costruzione o l’espansione di impianti produttivi nella catena di fornitura. E toccherebbe ai governi nazionali condurre valutazioni di impatto ambientale per le future attività manifatturiere che vi sorgeranno, anziché alle imprese coinvolte. I risultati di tali valutazioni dovrebbero essere inseriti in un Piano dedicato, che specifichi anche quale attività manifatturiera è concessa nella singola area. Infine ogni progetto nella valle verrebbe considerato automaticamente di interesse pubblico.