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Nel 2021 si eclissa l’impegno G20 per il clima

sussidi alle fossili
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I sussidi fossili crescono del 29% sul 2020

(Rinnovabili.it) – Non è stato un 2021 pulito, quello del G20 sotto la presidenza italiana. L’anno scorso le 20 maggiori economie mondiali hanno elargito sussidi fossili a ritmi senza precedenti, raggiungendo il picco storico a 190 miliardi di dollari. Un balzo del 29% rispetto al 2020. I sussidi “hanno continuato a crescere” anche nel 2022, in parte “a causa dell’invasione russa dell’Ucraina che ha fatto schizzare i prezzi dell’energia alle stelle, aumentando anche i profitti delle compagnie energetiche”. Lo calcola il rapporto annuale sull’impegno G20 per il clima di Climate Transparency, che dedica una panoramica complessiva sulla performance climatica ai 20 paesi. Avvertendo l’Italia: il paese non è sulla traiettoria per gli 1,5°C, di questo passo nel 2030 emetterà il doppio dei gas serra che dovrebbe.

Alle fossili più di 6 dollari su 10

Il quadro dell’impegno G20 per il clima è sconfortante. Le emissioni del settore energetico sono rimbalzate del 5,9% dopo l’anno della pandemia e hanno superato i livelli pre Covid. Uno sviluppo in gran parte fisiologico, ma accompagnato da scarsa volontà di cambiare davvero rotta. Lo illustrano bene i dati sui sussidi fossili.

I Paesi con i più alti sussidi totali per i combustibili fossili sono stati la Cina, l’Indonesia e il Regno Unito. “Troppi finanziamenti pubblici per l’energia nel G20 sono ancora orientati verso l’industria dei combustibili fossili. Il 63% dei finanziamenti pubblici per l’energia del G20 è stato destinato ai combustibili fossili nel 2019-2020”, ha dichiarato Ipek Gençsü, responsabile finanziario del rapporto.

“L’anno scorso, il G20 ha riaffermato il suo impegno del 2009 di “eliminare gradualmente e razionalizzare, nel medio termine, gli inefficienti sussidi ai combustibili fossili”, ma credo che possiamo dire con certezza che ora siamo in quel “medio termine” ed è chiaro che il G20 non ha mantenuto la promessa, continuando invece a usare i fondi pubblici per distorcere il mercato a favore dei combustibili fossili”, ha aggiunto Gençsü.

La pagella dell’Italia

Anche per l’Italia il rimbalzo post pandemico ha allontanato la traiettoria compatibile con gli 1,5°C. Le emissioni pro capite del Belpaese sono sotto la media G20, ma sono cresciute dello 0,6% tra 2014 e 2019, mentre nello stesso periodo quelle delle 20 economie complessivamente è sceso dell’1,6%. Con i ritmi attuali, al 2030 il calo di emissioni sarebbe solo del 38% invece che del 50%. L’Italia genererebbe quindi circa 211 Mt CO2e più di quanto previsto dai suoi target.

Le ultime elezioni hanno generato qualche margine di incertezza sulle politiche climatiche del paese. “L’esito delle elezioni del settembre 2022 ha introdotto incertezza nell’approccio del Paese alla decarbonizzazione, poiché i partner della coalizione non hanno posizioni allineate sulle questioni climatiche”, nota Climate Transparency.

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