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Il negazionismo climatico entra alla COP28 dalla porta principale

Negazionismo climatico: i 160 lobbisti che fanno deragliare la COP28
crediti: UNclimatechange via Flickr CC BY-NC-SA 2.0 DEED

I lobbisti hanno avuto accesso anche ai meeting a porte chiuse alla COP28 di Dubai

(Rinnovabili.it) – La manovra a tenaglia che ha cancellato il phase out delle fossili alla COP28 di Dubai era scritta nella lista degli accreditati alla conferenza sul clima. La presidenza emiratina – guidata da Sultan al-Jaber, a capo della compagnia nazionale del petrolio ADNOC – ha fornito il pass ad almeno 160 persone con posizioni negazioniste sulla crisi climatica. Provenienti organizzazioni del commercio molto influenti, ma anche da think tank e da agenzie di pubbliche relazioni. E inserite nelle delegazioni nazionali. Così il negazionismo climatico è potuto entrare anche nei meeting a porte chiuse che si tengono a Dubai.

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A dirlo è Corporate Accountability, una campagna globale che, tra le sue attività, monitora la presenza di personalità legate all’industria fossile ai vertici sul clima. “L’industria dei combustibili fossili sta facendo tutto il possibile per garantire il proprio futuro in un mondo e in un clima in continua evoluzione”, commenta Tom BK Goldtooth dell’Indigenous Environmental Network. “Le compagnie di combustibili fossili e i grandi Stati petroliferi stanno portando i loro lobbisti e il supporto infinito delle pubbliche relazioni per controllare, distorcere e rendere verde la loro narrativa per garantire che l’economia globale rimanga un’economia estrattiva”.

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Dei 160 pass elargiti da al-Jaber ai rappresentanti del negazionismo climatico, la maggior parte è legata a Edelman, una delle principali agenzie di PR che lavora a braccetto con le associazioni commerciali e porta avanti le loro agende. Alla Edelman sono stati garantiti 60 posti alla COP28, occupati da persone che hanno lavorato in passato, ricostruisce Corporate Accountability, nella creazione di un supporto pubblico inesistente a favore dell’oleodotto Keystone XL negli Stati Uniti, nel bloccare leggi a favore del clima, e nel modificare la narrativa usata dall’industria oil&gas per presentare le fossili come parte della soluzione.

Altri enti coinvolti sono WPP, un’altra agenzia di PR che lavora molto con Big Oil, il Competitive Enterprise Institute guidato da Myron Ebell, che Trump volle alla guida del team di transizione prima di entrare alla Casa Bianca nel 2016 e architettò il ritiro degli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi, l’Edison Electric Institute (anche questo legato all’amministrazione Trump) e FTI Consulting. “Quando le aziende produttrici di combustibili fossili e i loro compagni scatenano la loro macchina di bugie e inganni alle COP, non solo tolgono la voce alla gente, ma influenzano anche la politica climatica globale per assicurarsi che il loro programma inquinante ed estrattivo possa continuare senza ostacoli”, ha affermato Beato Chidhoni della Global Campaign to Demand Climate Justice. “Se vogliamo combattere la crisi climatica, abbiamo bisogno del legittimo coinvolgimento delle comunità di base e di prima linea e dell’espulsione dei grandi inquinatori”.

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