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Modulo Eco, quando la bioedilizia manda in pensione il riscaldamento

Fotografia complessiva del Modulo Eco
Fotografia complessiva del Modulo Eco

 

Sono andata a visitare il Modulo Eco, a Parma, in un freddo pomeriggio prima di Natale. Avevo appuntamento con alcuni dei responsabili di questo progetto pilota e ricordo bene che la cosa che più mi ha colpita, entrando nell’edificio, è stato il tepore che ho sentito e il profumo di legno. Ho subito pensato che ci fosse il riscaldamento e invece…no! Una differenza di temperatura di oltre 16 gradi rispetto all’esterno, ottenuta semplicemente con una progettazione accorta, intelligente.

Se si parla di Modulo Eco non si può tralasciare il punto chiave che ha portato alla nascita di un edificio simile: la sostenibilità. Che significa? La prima definizione di sostenibilità, ufficiale e riconosciuta a livello internazionale, risale al 1987 in occasione del World Commission on Environment and Development (WCED) e detta: “Lo sviluppo sostenibile è uno sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri”. Il documento derivante, noto anche come rapporto Brundtland (dal nome dell’allora presidentessa del WCED), non tratta dell’ambiente in quanto tale, ma del benessere delle persone e della qualità ambientale, ponendo l’accento sulla responsabilità delle generazioni d’oggi nei confronti di quelle future e sul mantenimento delle risorse e dell’equilibrio ambientale del nostro pianeta. In seguito, nel 1992, a Rio de Janeiro, venne redatta e firmata da 179 nazioni, tra cui l’Italia, l’Agenda 21: un programma operativo a sostegno dello sviluppo sostenibile in cui i Paesi firmatari si impegnano a ridurre l’uso di risorse naturali e la produzione di rifiuti. A questo protocollo d’intesa ne sono seguiti molti altri, a testimonianza del grande interesse che il tema suscita a livello mondiale. Il risultato consiste in un nuovo modo di intendere la progettazione, la costruzione e la concezione dell’abitare. In alcune zone d’Europa questo tipo di discorso è ampiamente sviluppato e attuato da tempo; in Italia, invece, le cose non stanno proprio così.

 

 

Sebbene siano numerosi gli impianti fotovoltaici che si vedono sui tetti, sebbene si cerchi di investire nell’energia eolica e in molti abbiano introdotto l’utilizzo di serramenti a tenuta stagna, la strada da percorrere è ancora lunga. In quanti sanno che cos’è un triplo vetro o hanno un tetto verde sulla propria casa? E se parliamo di domotica? Quanti possono dire di vivere in una casa auto-sostenibile? E’ possibile creare e vivere in un edificio auto-sostenibile? Queste sono solo alcune delle domande senza risposta che hanno spinto, un paio di anni fa, un gruppo di giovani, appartenenti all’associazione culturale Manifattura Urbana a realizzare il Modulo Eco. Quest’ultimo, quindi, è figlio della volontà di coinvolgere persone e cittadini per trasmettere loro la sostenibilità dell’abitare. Quale modo migliore per spiegare il significato di sostenibilità e progettazione basata su materiali naturali e biodegradabili se non permettere alle persone di entrare fisicamente in un edificio ECO-sostenibile? Attraverso la realizzazione del Modulo Eco e l’organizzazione di eventi e seminari, i cittadini di Parma, ma anche coloro che si trovano a passare dal Piazzale della Pace, possono toccare con mano e provare sulla propria pelle il significato di un edificio sostenibile. Quindi sostenibilità attraverso il Modulo Eco va intesa come vivere in un ambiente fatto di materiali naturali, biodegradabili e riciclabili che un domani saranno facilmente smaltibili, senza impattare dannosamente sull’ambiente. Un altro punto importante di questo progetto è la didattica: dalla fase iniziale fino alla realizzazione e messa in opera, sono stati coinvolti studenti di geometra, architettura, ingegneria, ma anche volontari, e persone semplicemente interessate.

 

Sezione longitudinale del Modulo Eco con riferimenti dei particolari costruttivi.
Sezione longitudinale del Modulo Eco con riferimenti dei particolari costruttivi.

 

La struttura è stata assemblata in piccole porzioni in un magazzino e poi trasportata in Piazzale della Pace per l’allestimento finale. La scelta e la messa a punto dei materiali hanno richiesto particolare impegno, e questo per 2 motivi. In primo luogo, si cercavano materiali naturali o, comunque, che fossero il più naturale possibile; tale scelta infatti, oltre ad essere tema principale del Modulo Eco, garantisce a chi vive nell’edificio un ambiente salubre e tutta una serie di sensazioni che erano di particolare importanza per i responsabili. Il secondo motivo, che ha condizionato molto le scelte progettuali, è stato la disponibilità da parte di sponsor e  aziende di fornire i materiali gratuitamente o a prezzo di costo.

 

Fotografia dei materiali da parete usati in Modulo Eco.

 

 

La finitura esterna dell’edificio è in sughero Corkpan, tostato, pressato e poi fissato con viti. Il processo di tostatura termica permette la fusione delle resine naturalmente contenute nella corteccia, che agiscono da collante naturale aggregando i granuli di sughero e formando il pannello. Il risultato è un materiale altamente resistente a fuoco, acqua e umidità. Spostandosi verso l’interno si trova uno strato o “foglio” traspirante, impermeabile, che principalmente blocca aria e vento e protegge gli strati interni da eventuali infiltrazioni. Oltre il “foglio” si incontra il primo elemento strutturale, un pannello di OSB (Oriented Strand Board). Gli OSB sono materiali a base di legno costituiti da diversi strati, a loro volta composti da trucioli di legno prevalentemente lunghi e stretti (strand) e assemblati con un legante (colla). I pannelli di OSB sono periodicamente fissati da montanti lamellari, anch’essi con funzione strutturale. Proseguendo ancora troviamo un secondo pannello di OSB e tra loro si frappone della fibra di canapa con funzione isolante. Oltre il secondo strato di OSB è posto un pannello di fibra di legno e poi un altro “foglio” che blocca l’aria e rende il Modulo completamente isolato dall’esterno schermando eventuali spifferi. Infine un’intercapedine d’aria precede la chiusura del muro, ottenuta con un mattone in terra cruda, essiccata al sole, un intonaco e una finitura sempre in terra cruda.

 

Particolare costruttivo della parete esterna isolata con mattoni in argilla.
Particolare costruttivo della parete esterna isolata con mattoni in argilla.

 

 

Il tetto, articolato in sezione a tre falde con pendenze differenziate, come da particolari costruttivi, ha una falda a copertura della serra, una seconda falda a tetto verde (finito con terra e seminato per far crescere il “sedum”, una miscela di piante grasse) e una terza falda alla posa di pannelli fotovoltaici.

La costruzione del Modulo Eco è priva di elementi fondativi invasivi (per esempio cemento armato). Il piano d’appoggio è costituito da sacchi di Leca semplicemente appoggiati a terra. Sopra i sacchi di Leca è stata posizionata una struttura composta da elementi strutturali e isolanti come da particolare costruttivo in figura 8.

Gli infissi, in legno all’interno e alluminio all’esterno, hanno vetri doppi con interposto gas argon.

Il Modulo Eco è, quindi, un edificio auto-sostenibile, basato e costruito con materiali naturali, biodegradabili e/o facilmente smaltibili. I pannelli fotovoltaici, presenti su parte del tetto, producono 1kW di potenza; sufficiente per garantire l’illuminazione interna dell’edificio che richiede circa 200-300 Watt. La temperatura e la qualità dell’aria (VOC) dell’edificio sono costantemente monitorati e registrati per definirne la casistica sperimentale. Un impianto domotico permette di controllare, tramite un pannello a parete o da remoto (applicazione sul cellulare), l’illuminazione, la movimentazione delle tapparelle e, anche se non sono ancora presenti, l’impianto di riscaldamento e di sorveglianza.

 

 

Particolare costruttivo del tetto verde.
Particolare costruttivo del tetto con pannelli fotovoltaici.
Particolare costruttivo del tetto sopra la serra
Particolare costruttivo del pavimento.
Fotografia del pannello di controllo del sistema domotico

 

Uno degli aspetti sperimentali più importante, come detto all’inizio, è la temperatura interna dell’edificio: il 19 dicembre 2016, la temperatura interna era naturalmente di 16.5 °C contro gli 0° C esterni. Questo grazie alla presenza di una serra posizionata in direzione sud che accumula calore e, grazie all’intercapedine d’aria predisposta nella struttura, lo convoglia nell’edificio, riscaldandolo a costo zero. In fine, sono state predisposte grate per la ventilazione meccanica controllata, fondamentali per il ricambio d’aria e per evitare il ristagno di umidità e la formazione di macchie e muffa.

A partire dai primi di marzo 2017 il Modulo Eco verrà trasferito in un altro quartiere di Parma, un parco in zona periferica per farne, molto probabilmente, una sala civica. La speranza è che questo padiglione della sostenibilità aperto al pubblico e a disposizione dei cittadini ormai da qualche mese sia in grado di offrire una possibile soluzione, un’alternativa sostenibile alla progettazione e all’abitare standard.

Dagli ottimi risultati già raggiunti da questo progetto pilota, c’è da augurarsi che altre iniziative di questo tipo vengano sviluppate in altri comuni italiani. Sulla base di questo esempio è possibile far maturare nella gente la consapevolezza della sostenibilità e che con queste modalità costruttive eco-compatibili, non solo è possibile costruire bene, ma anche recuperare l’immenso patrimonio immobiliare esistente. In un momento di crisi economica come quella attuale è bene che altri politici illuminati, come il sindaco Pizzarotti, si rendano conto che la sostenibilità può creare milioni di posti di lavoro e far risparmiare soldi e risorse.

 

di Alice Dimonte, Ing. Ph.D., IMEM – CNR

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