Non è ancora noto il reale impatto delle miniere sottomarine sugli ecosistemi
(Rinnovabili.it) – Aprite una mappa, prendete l’Italia e trascinatela molto più a nord, tra la Norvegia e la Groenlandia. È un’area appena più piccola del Belpaese quella che il governo di Oslo sta per rendere disponibile per lo sfruttamento delle miniere sottomarine. Le concessioni si estenderanno su 280mila km2 sparsi tra il mare di Groenlandia, il mare norvegese e il mare di Barents. Non appena arriverà l’ok al deep sea mining dall’autorità Onu che regola le attività sui fondali, l’Isa (International Seabed Authority). Ok atteso già a luglio.
Il tesoro norvegese delle miniere sottomarine
La Norvegia è il paese europeo più deciso a entrare fin dal principio nel nuovo business. Per molti motivi. Oslo finora ha finanziato crescita e welfare con il petrolio dell’Artico e si sta ponendo il problema della transizione. I metalli preziosi e indispensabili per le tecnologie rinnovabili, per le batterie auto e per altri elementi della transizione ecologica che si trovano in abbondanza sui fondali marini norvegesi potrebbero essere la risposta.
Poi c’è la questione del monopolio. Alcuni di questi metalli, come il cobalto o le terre rare, sono concentrati nelle mani di pochi paesi. Il primo ad esempio è quasi solo proveniente dal Congo, mentre sulle rare earths la Cina continua ad avere il coltello dalla parte del manico.
“Abbiamo bisogno di minerali per riuscire nella transizione verde. Attualmente le risorse sono controllate da pochi paesi, il che ci rende vulnerabili. I minerali dei fondali marini possono diventare una fonte di accesso a metalli essenziali e nessun altro paese è in una posizione migliore per assumere la guida nella gestione sostenibile e responsabile di tali risorse. Il successo sarà cruciale per la transizione energetica mondiale a lungo termine”, ha dichiarato il ministro del Petrolio e dell’Energia norvegese, Terje Aasland.
Le miniere sottomarine norvegesi sono una fonte potenziale di molti metalli sotto forma di noduli polimetallici e croste. Secondo una valutazione presentata nel 2021, Oslo potrebbe contare su almeno 21,7 milioni di tonnellate di rame (più della produzione mondiale di rame nel 2019) e 22,7 milioni di tonnellate di zinco, oltre ad alte concentrazioni di litio e scandio, una delle terre rare che è fondamentale per la produzione di idrogeno rinnovabile.
L’accelerazione arriva mentre si moltiplicano gli appelli per una moratoria internazionale sulle miniere sottomarine dal momento che non sono ancora noti a sufficienza gli impatti su questi ecosistemi, ancora poco studiati. Alcuni paesi UE come Francia e Germania hanno già lanciato una moratoria nazionale e premono perché ne venga proposta una a livello internazionale.