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La Norvegia frena sullo sfruttamento delle miniere sottomarine

La coalizione di governo di Oslo litiga sul bilancio e "sacrifica" il deep-sea mining. Almeno per 12 mesi

Miniere sottomarine: lo IUCN chiede una moratoria globale sul deep sea mining
By Abramax – Own work, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=26131738

Indietro tutta sul deep-sea mining. Oslo non rilascerà le prime autorizzazioni per sfruttare le miniere sottomarine a inizio 2025. Ci sarà una pausa di almeno 12 mesi. Il governo della Norvegia ci ripensa, ma soprattutto per ragioni di politica interna. La coalizione di governo è alle prese con la legge di bilancio e il bottino di minerali critici per la transizione che giace sui fondali dell’Artico è finito nel mirino di alcuni partiti.

La corsa della Norvegia al deep-sea mining

A gennaio, il governo norvegese ha aperto alla possibilità di attività esplorative finalizzate all’estrazione di minerali dal fondo marino. L’area interessata è grande quanto l’Italia. Si trova tra Svalbard e l’isola di Jan Mayen, nella regione artica. A giugno, il governo ha annunciato l’avvio della prima tornata di licenze. L’obiettivo era concedere le prime licenze di sfruttamento all’inizio del 2025. Tuttavia, dopo le trattative sul bilancio con il partito di sinistra socialista (Sosialistisk Venstreparti, SV), i partiti di governo hanno deciso di fermare la prima tornata di licenze. Questa sospensione durerà almeno per tutto il 2025.

Miniere sottomarine, Oslo ferma tutto

La Norvegia è il paese che più di tutti ha spinto per avviare le operazioni di dragaggio dei fondali alla ricerca di nickel, oro, rame, litio, cobalto, terre rare. Tutti minerali che si trovano in grandi quantità sulle croste oceaniche, in punti specifici e in concentrazioni elevate. Ma a grande profondità, oltre i 3mila metri. C’è una sfida tecnologica nello sfruttare queste miniere sottomarine. E, soprattutto, ci sono moltissime incognite sull’impatto ambientale che ne deriverebbe.

Oslo però finora ha tirato dritto. La Green Minerals, la startup che puntava a mettere le mani sui fondali norvegesi, era pronta ad accaparrarsi le licenze. Con l’appoggio di buona parte del governo. Lo stop ha fatto crollare il suo valore in borsa del 40%. L’azienda si consola dicendo che non prevede ritardi significativi: dopo la pausa si aspetta un’accelerazione, con le prime attività di deep-sea mining in Norvegia che restano previste per la fine di questo decennio.

Contro la Norvegia (e altri stati insulari del Pacifico, anch’essi in prima linea per sfruttare le miniere sottomarine) e il deep-sea mining si sono schierati 32 Stati tra cui Francia, Germania e Canada. E decine di organizzazioni scientifiche (tra cui 911 scienziati da 70 paesi) e associazioni della società civile hanno chiesto di fermarsi e di comprendere meglio le conseguenze del deep-sea mining in termini di inquinamento, inquinamento acustico, impatti sugli ecosistemi (inclusa la fauna bentonica). I pochi studi disponibili, finora, hanno prospettato che l’impatto potrebbe essere molto elevato.

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