Rinnovabili • Miniere di carbone: la Norvegia abbandonerà l’Artico nel 2023

La Norvegia dice addio alle miniere di carbone nell’Artico

Lo stop nel 2023. Ma nel frattempo, la compagnia statale Store Norske Spitsbergen Kulkompani che gestisce il sito aumenterà la produzione da 90 a 125mila t l’anno per sfruttare la congiuntura favorevole con i prezzi del carbone su livelli molto alti

Miniere di carbone: la Norvegia abbandonerà l’Artico nel 2023
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Chiude anche Mine 7, l’ultima delle miniere di carbone delle Svalbard

(Rinnovabili.it) – Chiuderà anche Mine 7, l’ultima delle miniere di carbone che la Norvegia ha nella regione artica. Lo ha annunciato il 30 settembre la compagnia statale Store Norske Spitsbergen Kulkompani (SNSK). Si completa così l’addio al carbone da parte delle isole Svalbard, un arcipelago 700 km più a nord della penisola scandinava in pieno mar Glaciale Artico che ricadono dal 1920 sotto la sovranità norvegese.

L’anno scorso è toccato a Svea, la più grande delle miniere di carbone dell’arcipelago che produceva 4 milioni di t l’anno. Già dal 2017 aveva interrotto la produzione perché non più competitiva sul mercato. Intanto Oslo ha ampliato le aree soggette a protezione ambientale nelle Svalbard. Il destino di Mine 7, invece, è legato alle rinnovabili e al cambiamento climatico.

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Il sito era rimasto attivo per alimentare le centrali a carbone dell’arcipelago, mentre ben poco del carbone estratto era ormai destinato all’esportazione. Ma gli impianti sono in via di conversione: dal 2023 passerà a diesel prima della chiusura per lasciare spazio alle rinnovabili.

Tanto più che l’anno scorso la miniera era rimasta fuori uso per diverso tempo a causa di un allagamento. Un’ondata di calore da record, nell’estate 2020, ha fatto sciogliere più del normale il ghiacciaio che sovrasta la miniera sotterranea, dove si sono moltiplicate le infiltrazioni d’acqua fino a costringere la SNSK a bloccare tutto.

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Lo stop definitivo, però, arriverà soltanto dopo un’ultima coda di aumento della produzione. Nel 2022, infatti, la compagnia statale prevede di portare l’output da 90mila a 125mila tonnellate l’anno. Scelta dettata dall’attuale boom dei prezzi del carbone sui mercati internazionali, alla base tra l’altro dei ripetuti blackout in Cina delle ultime settimane.

L’addio definitivo alle miniere di carbone nelle Svalbard arriva con 6 anni di ritardo sulla decisione del fondo sovrano nazionale, il più corposo del mondo con un portafoglio di oltre 1.000 miliardi di dollari, di bloccare tutti gli investimenti nel carbone.

lm