Concordato un piano governativo per fornire sussidi al settore carbonifero fino al 2049
(Rinnovabili.it) – Più tardi di quanto sarebbe necessario in termini di politiche climatiche europee, prima di quanto ventilato dalle correnti nazionali: la Polonia ha finalmente fissato una data per la chiusura definitiva delle sue miniere di carbone. Dopo diversi giorni di negoziati e centinaia di minatori in sciopero, governo e sindacati hanno trovato un accordo per metter fine all’estrazione nel 2049. E hanno redatto un piano di sostegno alla delicata transizione. Delicata perché il combustibile fossile è ancora un elemento centrale per l’economia del paese, fornendo quasi l’80% del fabbisogno elettrico nazionale e dando lavoro a oltre 80mila persone.
“La Polonia sta andando per la sua strada”, ha annunciato il viceministro delle Risorse statali Artur Sobon, negoziatore dell’accordo per conto del governo. “Un percorso giusto e giusto per la trasformazione dell’industria mineraria ed energetica […] Ci stiamo muovendo in conformità con le politiche europee di oggi”.
“Abbiamo firmato la liquidazione di uno dei rami industriali più importanti nella storia polacca”, ha commentato Dominik Kolorz, capo del sindacato Solidarity in Slesia. “Nessuno lavoratore perderà il lavoro”.
La chiusura delle miniere polacche non convince
Oggi il Paese è a tutti gli effetti la più grande “nazione carbonifera” dell’UE e anche quella più recalcitrante agli obiettivi comunitari di decabornizzazione e neutralità climatica. In questo contesto, l’accordo sulla chiusura delle miniere di carbone va inteso come un significativo passo avanti, anche alla luce delle precedenti richieste sindacali che premevano per un phase-out impostato al 2060. Ma le tempistiche poco si accordano con la velocità richiesta da Bruxelles e i dettagli del piano fanno storcere il naso a molti.
L’intesa deve essere ancora approvata dalla Commissione europea e diversi elementi appaiono in aperto contrasto con il Green Deal impostato da Ursula Von der Leyen. A partire dall’idea di concedere sussidi al settore fino al 2049, nonostante (o proprio per il fatto che) l’industria del carbone stia già in sofferenza a causa del calo della domanda e della concorrenza di fonti più economiche.
Il piano permette però a Varsavia di rientrare nelle discussioni climatiche del Blocco con una prima “offerta di pace”, guadagnando un po’ di tempo. E contemporaneamente di affinare la sua strategia energetica. Il progetto presentato all’inizio di settembre prevede di portare la quota del carbon fossile nella produzione elettrica al 37-56% nel 2030 e all’11-28% nel decennio successivo. Il vuoto sarà colmato da eolico offshore e nucleare, realizzati anche grazie alle risorse di transizione giusta dell’Unione Europea. Varsavia si aspetta di ricevere ben 13 miliardi di euro dai fondi UE.
Leggi anche La Polonia uscirà dal carbone investendo su eolico e nucleare