Rinnovabili • Phase out del carbone: la Repubblica Ceca lo fissa al 2033

UK, la nuova miniera di carbone in Cumbria finisce in tribunale

L’ong ecologista Friends of the Earth annuncia con una nota che nei prossimi giorni denuncerà il governo britannico per il via libera alla prima miniera di carbone del paese da 30 anni a questa parte: “non ha considerato adeguatamente l’impatto climatico”

Phase out del carbone: la Repubblica Ceca lo fissa al 2033
via depositphotos.com

A regime, la miniera di carbone in Cumbria produrrà 2,8 mln t l’anno di coke per le acciaierie europee

(Rinnovabili.it) – Insostenibile e “totalmente non necessaria”. Con un impatto sul clima che sarà devastante. Per questi motivi, il governo di Londra deve fare marcia indietro e cancellare l’ok alla nuova miniera di carbone in Cumbria, la prima ad aprire i battenti da 30 anni a questa parte. Lo sostiene Friends of the Earth in una nota dove annuncia che farà causa al governo di Rishi Sunak.

“Con il mondo che sta affrontando un’emergenza climatica, non dovremmo essere qui a portare questa sfida in tribunale. Qualsiasi governo ragionevole dovrebbe scegliere di lasciare il carbone nel sottosuolo e accelerare la transizione verso un futuro sicuro, pulito e sostenibile” è il commento di Niall Toru, un avvocato dell’ong ecologista.

400mila t CO2 l’anno dalla miniera di carbone

Il ricorso si concentrerà esclusivamente sull’impatto climatico della nuova miniera di carbone. Il sito, a regime, dovrebbe produrre 2,8 milioni di tonnellate di carbon coke l’anno, che sarà esportato in Europa e rifornirà le acciaierie del continente. Fino al lontanissimo 2049. Una volta in operazione, il sito genererà 400mila t di CO2 ogni anno. Il che equivale a mettere in strada 200mila veicoli a benzina in più. Degli “impatti climatici significativi” di cui, secondo l’ong, il governo “non ha tenuto conto”.

Londra ha dato il via libera a dicembre e ha scelto di imperniare la sua comunicazione sul tema dei posti di lavoro. Ma anche su questo fronte FotE boccia il piano. “L’industria siderurgica non si illude di dover decarbonizzare se vogliamo raggiungere i nostri obiettivi climatici, il che mette in dubbio la redditività a lungo termine della miniera e i posti di lavoro utilizzati per giustificarla”, continua Toru. “Altrettanti posti di lavoro potrebbero essere creati a livello locale attraverso un programma che garantisca a tutte le case della zona un isolamento adeguato. Questo porterebbe una miriade di benefici che la miniera non può offrire, come bollette energetiche più basse, case più calde e meno emissioni di carbonio rilasciate nell’atmosfera”.