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Il piano di Bill Gates: mini centrali nucleari usate come “batterie di rete”

Mini centrali nucleari
Credits: Ulrike Leone da Pixabay

Mini centrali nucleari per aumentare la flessibilità della rete elettrica

(Rinnovabili.it) – La TerraPower, impresa di energia nucleare fondata da Bill Gates 14 anni fa, ha dichiarato di voler costruire delle mini centrali nucleari avanzate in grado di immagazzinare elettricità per integrare le reti là dove il contributo delle rinnovabili sta crescendo. L’intenzione è quella di aiutare le utility a ridurre le emissioni di gas serra, senza comprometterne l’affidabilità.

L’azienda e il suo partner, GE Hitachi Nuclear Energy, hanno in programma di commercializzare negli USA mini stazioni chiamate Natrium già alla fine di questo decennio. L’amministratore delegato di TerraPower, Chris Levesque, ha dichiarato che le due società stanno cercando finanziamenti da partner privati ​​e dal Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti.

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Il progetto delle mini centrali nucleari Natrium avrebbe già il sostegno di PacifiCorp, appartenente al gruppo Berkshire Hathaway di Warren Buffett, di Energy Northwest e Duke Energy. Il piano è quello di costruire, entro il 2050, “centinaia di questi reattori in tutto il mondo, che risolvono molteplici esigenze energetiche, ha detto Levesque. Gli impianti da 345 megawatt sarebbero raffreddati da sodio liquido e costerebbero circa 1 miliardo di dollari ciascuno.

I nuovi impianti sarebbero progettati per integrare le rinnovabili, perché immaginati per immagazzinare energia in serbatoi di sale fuso durante i giorni in cui la rete è ben fornita. L’energia nucleare potrebbe essere utilizzata solo quando l’energia solare ed eolica sono basse, ad esempio a causa delle condizioni meteorologiche.

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Levesque ha affermato che il design Natrium fornirebbe temperature più costanti rispetto a un impianto solare, con conseguente minore usura. Tuttavia, secondo gli esperti, progetti avanzati come le mini centrali nucleari potrebbero diventare obiettivi di attacco, perché l’uranio sarebbe arricchito e più facilmente convertibile in materiale fissile rispetto al combustibile convenzionale. Secondo Levesque, però, gli impianti abbasserebbero i rischi di proliferazione, riducendo nel complesso i rifiuti nucleari.

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