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Pochi investimenti su rame e litio, allarme dell’IEA sui minerali critici per la transizione

Minerali critici: c’è ancora un gap di investimenti per rame e litio
via depositphotos.com

Il rapporto IEA dà per la 1° volta una valutazione complessiva del rischio per i minerali critici

Gli investimenti nei minerali critici per la transizione non sono ancora sufficienti. Da qui al 2035, le risorse annunciate o già messe in campo riescono a coprire soltanto il 70% della crescita della domanda globale di rame e metà di quella del litio, assumendo che tutti i piani nazionali siano rispettati alla lettera. E anche in questo caso, la geografia degli investimenti attuali non cambierebbe uno dei punti più problematici: l’estrema concentrazione della catena dei critical raw minerals nelle mani della Cina, soprattutto per il segmento della raffinazione.

È l’avvertimento che lancia oggi l’Agenzia internazionale dell’energia nel rapporto Global Critical Minerals Outlook 2024. “L’accesso sicuro e sostenibile ai minerali critici è essenziale per transizioni verso l’energia pulita fluide e convenienti. L’appetito del mondo per tecnologie come i pannelli solari, le auto elettriche e le batterie sta crescendo rapidamente, ma non possiamo soddisfarlo senza forniture affidabili e in espansione di minerali critici”, ha affermato il direttore esecutivo dell’IEA Fatih Birol.

Minerali critici, prezzi in calo e gap domanda-offerta ridotto

Dal rapporto arrivano notizie confortanti. Rispetto agli ultimi anni, i prezzi dei minerali critici per la transizione hanno finalmente iniziato a scendere. Ritornando ai livelli pre-pandemici. Anche grazie all’aumento dell’offerta. I minerali utilizzati per produrre le batterie hanno registrato diminuzioni particolarmente significative: il prezzo del litio è sceso del 75%, quelli di cobalto, nichel e grafite di una percentuale compresa tra il 30% e il 45%. Nel complesso la traiettoria discendente ha contribuito ad abbassare i costi delle batterie del 14%.

Notizie tutto sommato buone anche sul fronte degli investimenti: sono cresciuti del 10% nel 2023, con le risorse orientate verso nuove esplorazioni in aumento del 15%. Tuttavia, il ritmo è in leggero rallentamento rispetto all’anno precedente. E nel  medio periodo non è sufficiente per coprire l’aumento della domanda previsto in nessuno degli scenari di transizione dell’IEA.

Il rapporto sui minerali critici fornisce anche, per la 1° volta, una valutazione complessiva del livello di rischio per ciascun minerale. Il litio e il rame sono i più vulnerabili ai rischi legati all’offerta e ai volumi, mentre la grafite, il cobalto, le terre rare e il nichel presentano i rischi geopolitici più sostanziali. Per la grafite, in particolare, l’attuale pipeline di progetti suggerisce che l’offerta disponibile al di là della Cina “soddisfa solo il 10% del fabbisogno nel 2030, rendendo gli obiettivi di diversificazione annunciati molto difficili da raggiungere”. Infine, la maggior parte dei minerali sono esposti ad elevati rischi ambientali.

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