Nel 2020, le emissioni di metano dalle miniere di carbone nazionali sono state 1 mln t
(Rinnovabili.it) – Due piccioni con una fava. Se l’Australia affronta sul serio le sue emissioni di metano dalle miniere di carbone può centrare sia il target della Global Methane Pledge sia rimettersi sulla traiettoria giusta per gli 1,5°C. A costi contenuti, infatti, il governo può tagliare le emissioni nazionali di CH4 del 18% in meno di 10 anni.
Lo sostiene un rapporto del think tank Ember, che suggerisce alcune soluzioni al nuovo esecutivo Albanese, fresco di aggiornamento degli obiettivi climatici del paese con un -43% entro il 2030 rispetto ai valori del 2005. D’altronde, il metano dalle miniere di carbone è una delle maggiori fonti di gas climalteranti del paese. Da solo vale il 23% delle emissioni di CH4 dell’Australia. In valori assoluti si tratta di 1 Mt (dati 2020), circa 4 volte più delle emissioni di gas e petrolio combinate insieme. Nel 2019, questa tipologia di emissioni ha inquinato più di tutto il parco veicoli nazionale.
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Agire sul metano dalle miniere di carbone conviene anche dal punto di vista economico. Secondo le stime del Global Methane Assessment preparato dalla Climate and Clean Air Coalition (CCAC) dell’Agenzia per la protezione ambientale dell’Onu (Unep), le miniere di carbone dispongono di tecnologie già pronte all’uso a un costo medio di 270 dollari australiani per tonnellata di metano. Interventi analoghi in agricoltura hanno costi 4 volte più alti, circa 1.200 dollari australiani.
Con un mix composto da queste tecnologie e un phase out oculato, secondo Ember, l’Australia sarebbe in grado di tagliare di ¾ le emissioni di metano che provengono dai siti estrattivi del carbone entro la fine di questo decennio. “Oltre la metà delle riduzioni di metano da miniera può essere ottenuta eliminando gradualmente il carbone termico utilizzato per la produzione di elettricità e le esportazioni di carbone termico (410.000 tonnellate all’anno entro il 2030). Il resto si ottiene riducendo l’inquinamento da metano delle miniere termali e metallurgiche (370.000 tonnellate all’anno entro il 2030)”, spiega il think tank.
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