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Il mercato del greenbuilding raddoppia ogni tre anni

Il mercato del greenbuilding raddoppia ogni tre anni

Il mercato del greenbuilding raddoppia ogni tre anni

 

(Rinnovabili.it) – Per il 2018 ci dobbiamo aspettare un boom di progetti con forte componente green. E il mercato della bioedilizia è destinato a raddoppiare ogni tre anni. Lo rivela il report World Green Building Trends 2016 realizzato da Dodge Data Analytics in collaborazione con il Green Building Council statunitense. Si tratta di previsioni “vive” e non di freddi dati statistici: lo studio si basa su interviste a oltre 1.000 professionisti del settore che lavorano in 69 paesi in tutto il mondo. In altre parole, queste sono le previsioni di architetti, ingegneri, grandi impresari edili e specialisti del settore. Cioè di chi ci mette idee, lavoro e soldi, e che probabilmente ha davvero il polso della situazione. Di certo, il sondaggio mette in luce una volontà chiara, trasversale a Stati e continenti. Greenbuilding nell’ambito di questo studio significa certificazioni green come ad esempio LEED, BREEAM, il sistema DGNB, Green Star.

 

Cosa spinge il mercato del greenbuilding

Il mercato del greenbuilding raddoppia ogni tre anniPer saggiare la qualità di questa analisi bisogna però lasciare da parte qualsiasi trionfalismo e guardare in faccia alla realtà. E la realtà più o meno è questa: per quanto a parole tutti quanti possono giudicare migliore e desiderabile un progetto costruito attorno alle diverse caratteristiche di sostenibilità, nei fatti comandano fattori economici. Per questo il report analizza i fattori “push and pull”, ovvero la reale appetibilità della bioedilizia nel contesto di oggi. Affinché le previsioni sull’espansione del greenbuilding abbiano un grado di affidabilità più alto, occorre che siano corredate da qualche tipo di vantaggio comprensibile anche a chi parla soltanto o principalmente la lingua del denaro e della finanza.

Da questo punto di vista le prospettive sembrano più che rosee. Infatti il report rivela che rispetto a quelli tradizionali, gli edifici green offrono risparmi significativi sui costi operativi. In media, gli intervistati si attendono un risparmio del 14% sui costi operativi spalmati su un periodo di 5 anni per un edificio di nuova costruzione, e un risparmio pressoché identico (13%) per ristrutturazioni, ammodernamenti e rigenerazioni. In entrambi i casi, ad ogni modo, gli intervistati in media si aspettano che l’edificio green abbia un valore finale del 7% più alto rispetto ad una costruzione tradizionale.

 

Quali paesi avranno un boom di greenbuilding

Lo studio dimostra che la tendenza alla crescita del settore è tutto sommato trasversale e interessa sia le economie già affermate, sia quelle in via di sviluppo. Ma i valori non sono affatto omogenei. Sì, nei prossimi 3 anni l’espansione continuerà anche in paesi come gli Stati Uniti, la Germania e la Gran Bretagna, ma saranno le economie emergenti a fare da traino. Tra queste figurano gli immancabili Cina, Brasile, India e Sud Africa, ma anche paesi solitamente più defilati come Arabia Saudita, Messico e Colombia. Per tutti loro l’aspettativa di crescita di progetti certificati green arriva a percentuali davvero alte.

 

Il mercato del greenbuilding raddoppia ogni tre anni

 

Lo studio mette a confronto la quota di quanti, in un identico sondaggio condotto nel 2013, si aspettavano verosimilmente di lavorare su progetti green, rispetto alla quota di oggi. Il Brasile ha una crescita di sei volte nelle aziende che si aspettano di certificare la maggioranza dei loro progetti, e passa dal 6 al 36%. Segue la Cina con un’impennata di oltre cinque volte (dal 5  al 28%), e poi l’Arabia Saudita che quadruplica, passando dall’8 al 32%.

 

I vantaggi ambientali attesi

Il mercato del greenbuilding raddoppia ogni tre anni

 

Tra i vantaggi per l’ambiente più attesi dagli intervistati (che visti sotto un’altra luce rivelano anche una scala delle priorità), al primo posto figura la riduzione del consumo energetico, che è stata scelta come una delle due ragioni più importanti da due terzi del campione. Quindi viene l’attenzione per le risorse naturali, selezionata da 4 persone su 10, mentre al terzo posto la riduzione del consumo di acqua con il 30%.

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