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Covid e mercato del petrolio, la 2a ondata spaventa l’OPEC

mercato del petrolio
Credits: Jean-Paul Jandrain da Pixabay

L’impennata di contagi può far crollare la domanda e destabilizzare il mercato del petrolio

(Rinnovabili.it) – Anche l’OPEC guarda con preoccupazione la nuova impennata di infezioni da coronavirus. La seconda ondata sta mettendo in ginocchio soprattutto l’Europa, mentre negli Stati Uniti non c’è mai stata una vera flessione dei casi. E il mercato del petrolio torna a tremare come lo scorso marzo, all’inizio della pandemia.

Lo ha detto chiaramente il nigeriano Mohammad Barkindo, il capo dell’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio. Barkindo ha sottolineato l’aumento vertiginoso dei casi di covid-19 che si è verificato nell’ultimo mese e gli effetti che potrebbe avere sul mercato del petrolio. Il timore è una nuova contrazione della domanda. Come avvenne nel primo trimestre del 2020. Uno shock difficile da gestire per il comparto oil&gas.

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Tutto questo a ridosso dell’estate, momento in cui la domanda sembrava potesse riprendere quota. E con lei l’ottimismo dei mercati, per quanto cauto. Invece l’ultimo outlook dell’Agenzia internazionale dell’energia (IEA), relativo a settembre, segnala un aumento dell’offerta di 1,1 milioni di barili al giorno ma una domanda già in flessione, trainata dal blocco del settore aereo, dai mini lockdown nazionali o regionali e da una quota ancora importante di lavoro a distanza (teleworking).

E il prossimo rapporto non potrà che rivedere al ribasso le previsioni. Che al momento proiettano la domanda globale giornaliera nel 2020 a –8 milioni di barili rispetto al 2019. Il capo dell’OPEC si è affrettato a rassicurare i mercati. L’OPEC e i suoi alleati “manterranno la rotta” per stabilizzare i mercati, ha garantito. Il riferimento è all’OPEC+, versione “rafforzata” con l’ingresso di un top player come la Russia, che permette in teoria una migliore governance del petrolio.

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Barkindo ha confermato quanto già annunciato dal presidente russo Putin la settimana scorsa, cioè la volontà del cartello degli esportatori di estendere i tagli alla produzione per un periodo di tempo maggiore. Evitando che il surplus di produzione saturi gli stock e porti a nuovi shock del prezzo del petrolio. Queste le intenzioni. Sempre che Mosca e Riad trovino per tempo l’accordo. E che il calo della domanda non richieda nuovi tagli, e quindi nuovi difficili negoziati.

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