Vertice prolungato di 2 giorni, rottura tra Riad e Abu Dhabi, accuse degli Emirati a Russia e Iraq. L’intesa alla fine arriva ma sarà ridiscussa ogni mese
Tornano 500mila barili al giorno sul mercato del petrolio da gennaio
(Rinnovabili.it) – Da gennaio sul mercato del petrolio arriveranno 500mila barili al giorno (bpd) in più. Lo ha deciso ieri l’Opec+ al termine di una sessione di negoziati più difficile del previsto. I paesi esportatori di petrolio e la Russia hanno rivisto i termini dell’accordo sul taglio della produzione entrato in vigore lo scorso aprile. Secondo il quale a inizio 2021 dovevano tornare sul mercato 1,9 mln di bpd. Ma la seconda ondata pandemica ha cambiato le carte in tavola, spingendo i membri della coalizione a prorogare il grosso dei tagli per non inondare il mercato e deprimere nuovamente i prezzi.
Presto però la situazione potrebbe cambiare. Il vertice Opec+ infatti ha deciso anche di creare un meccanismo di revisione delle quote che si riunirà su base mensile. Un modo per rispondere con più flessibilità all’andamento del Covid-19 e del mercato. Ma anche un ostacolo in più: rinegoziare ogni 30 giorni non sarà facile viste le spaccature tra i paesi.
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Da dove nascono i problemi? Nei mesi passati sembrava si fosse creato un consenso abbastanza ampio attorno all’ipotesi di confermare i tagli decisi in precedenza, che oggi si attestano a 7,7 mln di bpd. All’apertura del vertice, però, gli Emirati hanno fatto la voce grossa e si sono lamentati dello sforamento delle quote paese da parte di qualche membro. Che equivale a puntare il dito su Iraq e Russia soprattutto. Abu Dhabi chiedeva una rimodulazione delle quote per ribilanciare gli sforzi, ha ottenuto tre cose.
Primo, prolungare il vertice di due giorni, il tempo necessario per riuscire a ricucire lo strappo. Secondo risultato, far infuriare l’Arabia Saudita al punto da spingere il ministro del Petrolio del regno, Abdulaziz bin Salman, a minacciare le dimissioni dal board Opec. Terzo, inserire un principio di gradualità che permette alla federazione affacciata sul Golfo di rivedere i piani ogni mese. E, potenzialmente, far saltare il banco.
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A conti fatti da questo vertice esce un mercato del petrolio più stabile, ma anche più esposto agli opportunismi politici dei singoli paesi. Per il momento sembra comunque scongiurato uno shock come quello di marzo-aprile visto che le scorte stanno diminuendo in modo regolare e il prezzo del barile reagisce senza nervosismi, toccando anzi quota 50 dollari per il Brent.
Ma si naviga a vista. E il 2021 potrà essere di nuovo un anno turbolento per il barile. Il motivo sta proprio nelle ambizioni degli Emirati. Che progettano per l’anno che verrà lo sbarco in borsa per lo scambio dei futures sul greggio. Obiettivo: trasformare il Murban (uno dei principali giacimenti emiratini offshore) in un benchmark globale, al pari di Brent e WTI. Per farlo, Abu Dhabi ha bisogno di uscire dall’ombra – ingombrante – dell’Arabia Saudita. Il primo round di scontri nell’Opec+ si è giocato sull’asse Riad-Mosca, forse il secondo sarà tutto interno alla penisola arabica.